«Questo non è un manuale per il coming out»

Chiara Cremaschi, 4 gennaio 2023

La graphic novel è il “diario” di Ellie (Eleanor Crewes), in cui si racconta. È cresciuta sapendo che c’è un segreto dentro di lei, nel profondo. Una strenna per bambine, adolescenti, ragazze

Di Chiara Cremaschi

“Tutte le volte che ho scoperto di essere gay” nasce da un’idea sbocciata subito dopo il mio coming out. Era partito come un progetto segreto, poi si è trasformato in una fanzine di dieci pagine. Mi facevo da corriere, pedalando avanti e indietro per Londra per consegnare le mie fanzine alle fumetterie, e spedendole in altre città come Brighton o addirittura Glasgow. Era un’operazione in scala ridotta, eppure quel racconto prese a trasformarsi velocemente in qualcosa di troppo grande per quegli albetti cuciti a mano.

Questo non è un manuale per il coming out, o su come essere gay. Ma mi piace pensare che se, da piccola, o da adolescente, o da ragazza, avessi trovato questo libro, avrei potuto scoprire un pochino più di me un pochino prima.
Eleanor Crewes

Questa graphic novel è il “diario” di Ellie, in cui si racconta, attraverso brevi testi e disegni bellissimi, in bianco e nero.
Ellie è cresciuta sapendo che c’è un segreto dentro di lei, nel profondo.
Come se qualcuno le avesse consegnato una lettera da tenere al sicuro, che non poteva essere aperta finché non fosse arrivato il momento. Ellie si porta dietro quella lettera per anni, in attesa di un segno che le dica che è pronta.
Fino a quel momento, si propone di essere la migliore versione di sé stessa. Deve meritarsela, la sua lettera, perché crede che custodisca il segreto della felicità.

In tredici brevi, intensi capitoli, (più un prologo e un epilogo), Ellie racconta il suo percorso verso sé stessa con sincerità e profondità, molta ironia e autoironia.
In questo cammino, nei disegni, la lettera spunta qua e là. Viene aperta, sempre di più, fino a che viene spalancata e Ellie capisce che il passo più importante è fatto, anche se ci sono ancora diversi nodi da risolvere.

Nei capitoli, Ellie fa “coming out” diverse volte. Spiega anche visivamente cosa voglia dire “coming out”, disegnandosi chiusa dentro un armadio, che la ragazza, dall’interno, apre.
Il percorso è lento e difficile, e spesso al passo avanti ne seguono due indietro, spiazzando chi aveva accolto la sua dichiarazione: “sono gay” e poi la vede cercare appuntamenti etero, frequentare ragazzi e cercare di mostrarsi perfetta, ma diversa dalla vera Ellie.

Ma c’è un momento fondamentale, ed è quello in cui Ellie fa “coming out” con la sua casa. Non ci vive più stabilmente, perché frequenta l’Università a Londra, ma, alla fine di quell’estate, decide di tornarci.
La prima mattina in cui si sveglia di nuovo nella sua camera, ha la consapevolezza, finalmente, di sapere: «una consapevolezza nuova, diversa da prima. Una consapevolezza definitiva, del tipo LE COSE STANNO COSÌ. I miei genitori erano via e la casa era silenziosa. Mio fratello dormiva ancora nella stanza accanto, così mi buttai: “SONO GAY.” Non lo avevo mai detto in casa mia – era sempre successo altrove: da Cecilia, nel mio appartamento, sulla metro, per strada! Sputai fuori quelle parole in camera mia, la stanza in cui dormivo fin da piccola. Negli anni i parati, gli arredi, il letto erano cambiati, ma rimaneva camera mia, mi aveva ospitato per così tanto tempo che mi sembrava giusto fosse la prima a saperlo. Stesa a letto, immaginavo quelle parole strisciare sotto la porta e una volta in corridoio separarsi – certe correvano in bagno e si appoggiavano contro le piastrelle fredde, altre scivolavano al piano di sotto ruzzolando giù per il corrimano e sbattevano contro le pareti della cucina – si riversavano in soggiorno e spalancavano i libri, strappavano via le parole e le rimpiazzavano. Io e la mia casa entravamo ruggendo in una nuova vita, pur rimanendo esattamente uguali a prima».
Nelle illustrazioni, Ellie si rappresenta in tutta la casa, gridando ai libri, alle piante, alla cucina, sempre più forte: «Sono gay».

L’epilogo del libro è luminoso. Ellie ha deciso di andare in terapia e deve sottoporsi a un colloquio conoscitivo, che serve per individuare la cura di cui ha bisogno. Si ricorda che la valutatrice ha le lentiggini e una nuvola di capelli castani. Non si ricorda quello che la donna le disse. Ma una domanda le rimane impressa: «Quando pensi alla tua infanzia, cosa vedi?». Ellie risponde: «ARANCIONE. Arancione come i miei capelli. Arancione come la luce del sole attraverso le palpebre».
I disegni la ritraggono nel ricordo, al mare con suo fratello, le gambe nell’acqua, un pallone per giocare, lanciandoselo, e il sole luminoso nel cielo.

Info. Diabolo, una casa editrice indipendente dal 2011 sceglie, cura e pubblica graphic novel e fumetti. Pochi titoli ogni anno, tutti realizzati con la massima cura.

Eleonor Crewes è un’illustratrice e fumettista londinese. Ha studiato alla University of the Arts London e questo è il suo libro d’esordio.

Eleanor Crewes,“Tutte le volte che ho scoperto di essere gay”, traduzione di Francesca Martucci, Diabolo 2022

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Chiara Cremaschi

Chiara Cremaschi è laureata in Filmologia e si è formata in regia documentaria agli Ateliers Varan a Parigi. È stata più volte Finalista al Premio Solinas - scrivere per il cinema, e tre volte ha ottenuto la Menzione Speciale dello stesso Premio. Nel 1998 ha vinto il Premio per la Migliore Sceneggiatura di Rai International con "Il cielo stellato dentro di me". Nel 2017 ha ottenuto l’Étoile de La Scam per la scrittura del film documentario “Les enfants en prison”. I suoi film sono stati selezionati in festival in tutto il mondo, ricevendo menzioni e premi. È formatrice in scuole di cinema e conduce laboratori nei contesti più diversi, soprattutto quelli in cui il cinema non arriva.

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