Un manifesto politico con parole semplici in cui la filosofa spiega che non si può sostituire con il consumismo. L’amore fa star bene, fa ridere, ma richiede impegno e tempo. Non siamo costretti ad amare, scegliamo di farlo, mentre la maschilità patriarcale esige il distacco dalle emozioni e il rifiuto del dolore che questo procura
di Gisella Modica
«Da piccola mi era chiaro che la vita non aveva senso se non si conosceva l’amore…fu la sua mancanza a farmi capire quanto sia importante… il mondo in cui vivevo non era aperto all’amore e il disamore era diventato l’ordine del giorno. Scrivo per lanciare un appello in favore di un ritorno all’amore, vivere in una cultura in cui possa prosperare». Questa è lotta al patriarcato, scrive bell hooks in “Tutto sull’amore Nuove Visioni”, nella nuova traduzione di Maria Nadotti.
Il libro, diviso in 12 capitoli come specchi di un caleidoscopio che trattano ciascuno un aspetto dell’amore, è un manifesto politico redatto con parole semplici ma di una limpidezza abbagliante oltre che disarmante.
A fare da guida, come in tutti i ragionamenti di bell hooks, è l’esperienza personale, quella dell’infanzia, durante la quale ha imparato che amore e maltrattamenti non possono coesistere. Eppure si tratta di una consuetudine nefasta praticata nelle famiglie, a causa della quale si finisce da adulti per scambiare le ferite e la violenza come segno d’amore. Ma a guidarla è anche l’osservazione di come i giovani guardano con cinismo all’amore, come roba da romantici ingenui.
L’amore è invece forza di trasformazione.
L’amore è un’azione, si esprime attraverso i gesti. L’amore è ciò che l’amore fa. Fa star bene, fa ridere, ma richiede impegno, mettendo insieme cura affetto riconoscimento rispetto impegno fiducia. Richiede tempo. È un atto di responsabilità. È nostra responsabilità per esempio dare e insegnare la via dell’amore ai bambini che non sono nostra proprietà.
L’amore è atto di volontà, è una scelta, non siamo costretti ad amare, scegliamo di farlo. L’espressione “cadere nell’amore” o “incantesimo d’amore” usato dai media o in certi romanzi è una falsità, una delle tante menzogne su cui si regge il patriarcato.
Alla menzogna ricorrono gli uomini più delle donne presentando il falso sé che la maschilità patriarcale esige attraverso il distacco dalle emozioni e il non assumersi conseguentemente la responsabilità del dolore che procurano. Alla menzogna gli uomini ricorrono per acquisire potere nelle relazioni con le donne, le quali mentono a loro volta per mantenere la maschera della femminilità patriarcale, che le vuole incapaci di dire la verità. Eva mentì persino a dio. Alla menzogna si viene abituati fin da bambini impedendo ai maschi di dire la verità sui propri veri sentimenti: alle bambine insegnando loro a diventare qualcosa di diverso da se stesse. Si finisce così di scegliere la solitudine per paura di essere smascherate.
La più grande menzogna del patriarcato è far credere che la mancanza d’amore e il vuoto spirituale sia colmabile con il consumismo attraverso la pubblicità, che rinvigorisce l’economia di mercato ed è proporzionale al grado di disumanizzazione di una società: le persone diventano oggetti e trattati come tali.
La risposta naturale al consumismo è infatti l’avidità. Si cerca con avidità anche l’amore senza fare sforzi, così come si è abituati a soddisfare il desiderio di oggetti con la carta di credito. Se l’avidità è la norma, chi è generoso è debole e la volontà di rinunciare a qualcosa a favore del benessere collettivo, è sostituita dal narcisismo e dall’egoismo come rifiuto di dare accoglienza all’altro.
Chiunque può essere tentato dall’avidità non solo i ricchi e i corrotti. Vivere in modo semplice e condividere le risorse; fermare lo spreco, non farsi consumatori di immagini mediatiche che legittimano l’idea di gerarchia e di violenza come fossero naturali, è un modo per opporsi all’avidità.
Questa è lotta al patriarcato.
Se l’obiettivo è l’autoguarigione – sono diventata femminista perché ero disperata e volevo guarire, scrive bell hooks – allora la mancanza d’amore fa parte del processo di cura.
Dare voce al dolore che comporta la mancanza d’amore è il punto di partenza alla ricerca d’amore.
L’amore guarisce. La guarigione ha inizio quando la memoria dell’amore che se conosciuto in passato, si rigenera, ci consente di rimettere insieme frammenti del cuore spezzato.
Nessuna guarigione è possibile senza compassione, senza riconoscimento dei bisogni altrui, svuotando l’ego dalle scorie.
Il potere curativo dell’amore è un sapere misterioso che ci attira e ci dà speranza.
La più grande barriera alla guarigione e all’amore è la vergona delle proprie ferite, del dolore, e la paura. Il potere fa affidamento sulla paura, prima fra tutte la paura della morte il cui culto è componente centrale del suo pensiero, per garantirsi l’obbedienza.
Imparare ad affrontare le proprie paure è un atto d’amore e di coraggio. Finché abbiamo paura di rischiare non possiamo conoscere l’amore.
Questa è lotta al patriarcato.
Di fronte al fallimento della famiglia patriarcale privatizzata il posto migliore per imparare l’arte d’amare e sperimentare l’amicizia, soprattutto da parte dei bambini, è la comunità. Una comunità si crea ovunque si è, a partire dalla condivisione di un sorriso, un saluto, facendo un gesto gentile. Sono le fondamenta su cui costruire comunità capaci di accogliere gli estranei, mostrandoci compassionevoli indulgenti e comprensivi.
Anche questa è lotta al patriarcato.
bell hooks, “Tutto sull’amore”, traduzione di Maria Nadotti, il Saggiatore, 2022
PASSAPAROLA: GRAZIE ♥Gisella Modica
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