Il futuro in Festival: intervista a Mattea Lissia

Anna Voltaggio, 23 novembre 2022

Intervista a Mattea Lissia, da 11 anni direttrice di Pazza Idea, che dal 25 al 27 novembre, sempre a Cagliari, indagherà con scrittrici e scrittori, studiose/i e artiste/i gli anni a venire

Di Anna Voltaggio

 

Mattea Lissia da undici anni sei la direttrice artistica di Pazza Idea, che quest’anno si svolge dal 25 al 27 novembre, sempre nella storica sede Centro d’arte e cultura Il Ghetto a Cagliari.  Da sempre il Festival è attento alle scrittrici, registe e pensatrici. Come è nata l’idea e come hai trovato i finanziamenti per costruirla?

L’idea è nata nel 2011 insieme alla mia socia Emilia Fulli con la quale avevamo appena messo su un’associazione culturale per occuparci di letteratura e arte, ma volevamo anche fare politica, e volevamo soprattutto, in modo provocatorio e intelligente, portare a galla tutte le storture del tempo che stiamo vivendo. Insomma, l’idea è stata quella di fare denuncia attraverso la cultura.

La prima edizione si intitolava infatti “Pazza idea, visioni di ordinaria follia tra arte e letteratura”

Fin da subito parlammo di problematiche legate al femminile con Alina Marazzi e dedicammo una serata a Antonia Pozzi, quindi alla poesia. Da allora non abbiamo mai smesso.

Abbiamo chiesto e ottenuto subito i finanziamenti dalla Regione Sardegna che, in un momento fortunato per la cultura, aveva riservato fondi speciali per la letteratura. In seguito si è aggiunto il comune di Cagliari.

Lo sguardo delle donne è stato sempre un punto determinante nel programma di ogni edizione, che rapporto hai con i femminismi?

Sin dal primo anno seguendo le mie inclinazioni personali e quelle delle persone che lavoravano al Festival, abbiamo costruito i programmi facendo della soggettività femminile un tema ricorrente. In quegli anni per le giovani donne, soprattutto nella mia realtà, il termine “femminismo” non era leggibile come oggi e aveva un’accezione un po’ controversa che non raccoglieva l’aderenza che ci si sarebbe aspettati.

È iniziato così un percorso di riflessione e dibattito che ha incluso una pluralità di voci: l’accademia, la società civile, l’attivismo. Percorso che è arrivato fino a questa edizione dove il pubblico di lettrici e lettori è decisamente più ampio e certamente più consapevole.

I femminismi sono la sfida di una storia globale, composita e che si svolge su terreni diversi, sia geografici che di pensiero, questo percorso di conoscenza parte dal passato e ci muove verso il futuro, per raccontarlo e affrontarlo ci vuole energia e spazio. In questo momento storico, se da un lato andiamo avanti, dall’altro ci ritroviamo a difendere diritti che pensavamo consolidati (il diritto all’aborto, per fare un esempio eclatante), da una parte mi sembra surreale dall’altra so che il fronte d’opposizione sarà unico e inscindibile.

Il filo conduttore di quest’anno è “Officina futuro”. Ci racconti come e perché?

Sono partita dall’idea che davanti a tanta incertezza per noi e per le nuove generazioni (pandemia, guerra in Europa, Brexit, cambiamento climatico, diritti negati, lavoro) fosse necessario ragionare sulle possibili soluzioni e che quindi dovessimo attrezzarci per provare ad affrontarlo questo domani.

Pazza idea per me è il luogo in cui l’arte può raccontare la contemporaneità e può anche stravolgerne la rappresentazione convenzionale indicando strade alternative.

In questa edizione vogliamo costruire, immaginare, vogliamo non arrenderci. La creatività, che è per noi un nume tutelare, può ancora essere un formidabile motore di rigenerazione e partecipazione attiva, per i singoli e le collettività.

Il paesaggio futuro che immagineremo è fatto di condivisione e confronto, della tensione verso la convivenza delle diversità, della curiosità verso il nuovo che affonda le sue radici nel passato per comprenderlo e agirlo nel presente.

Pazza Idea, insomma, come un grande laboratorio,
un’occasione di incontro e intreccio di persone, parole e mescolanze in cui i libri sono il filo conduttore, a dimostrazione che ancora l’essere umano è fatto di narrazioni e storie che possano decifrare la realtà e aiutarci nella comprensione della sua complessità.

Pazza Idea è una commistione di arti e linguaggi – il programma spazia dalla letteratura alla poesia, al cinema – e diversamente da altri festival propone al pubblico diversi workshop con scrittrici.

L’idea dei workshop è nata subito perché il festival vuole coinvolgere le/i più giovani. E loro, si sa, vogliono “sporcarsi le mani”, non solo stare ad ascoltare. Vogliono sperimentare, essere parte attiva, quello che spesso non riescono ad essere a scuola o all’università.

Adesso ci ritroviamo nella condizione di non poter inserire tutte le istituzioni scolastiche che vorrebbero aderire. Abbiamo comunque, contratti con l’università di Cagliari e con diversi licei.

Ti va di consigliarci un libro per guardare al futuro con coraggio?

La letteratura con uno sguardo al futuro e le sue declinazioni è ampia, ed è difficile scegliere una singola opera. Ci sono due libri che mi sentirei di segnalare: Future. Il domani narrato dalle voci di oggi un’antologia curata da Igiaba Scego, che raccoglie undici autrici afroitaliane, storie di generazioni e radici che attingono a piene mani dalle storie delle donne del presente e dal passato e La materia alternativa di Laura Marzi, un romanzo molto ben costruito in cui il confronto tra l’insegnante dell’ora alternativa a quella di religione e gli studenti di diverse provenienze e fede mette in evidenza una realtà attuale e profonda in cui la formazione (quella che sta oltre i programmi scolastici ministeriali e non viene valutata con i voti) risulta alla base del mondo di domani.

 

Info festival

Tra le protagoniste di quest’anno Lavinia Bianchi, Daniela Brogi, Egidia Bruno, Annalisa Camilli, Ester Cois, Mafe De Baggis, Jolanda Di Virgilio,  Ilaria Gaspari, Vera Gheno, Viola Lo Moro, Marco Missiroli, Mumucs, Lorenza Pieri, Gaia Rayneri, Raffaella De Santis, Roberta Sale, Claudia Torrisi, Lidia Yuknavitch.

In particolare Silvia Kuna Ballero fa una lectio magistralis sull’energia atomica, Silvia Ballestra parla di Joyce Lussu. Si può vedere “Shooting the mafia”, un documentario di Kim Longinotto (Irlanda, 2019, 97 minuti), che è anche un ritratto intimo e di Letizia Battaglia. E poi ci sono workshop su vari argomenti tra cui tik tok e su genere, razza e classe. Inoltre ci sarà un live painting di Sonno (la fumettista Michela Rossi) e mostre.

 

 

PASSAPAROLA: FacebooktwitterpinterestlinkedinFacebooktwitterpinterestlinkedin GRAZIE ♥
The following two tabs change content below.

Anna Voltaggio

Anna Voltaggio, è nata a Palermo nel 1980, ha studiato letteratura a Bologna. Dal 2007 lavora come ufficio stampa editoriale, si occupa di formazione, è cofondatrice del collettivo editoriale Clementine, cura e promuove festival e manifestazioni culturali. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati su minima&moralia e Nazione Indiana. Vive a Roma.

Ultimi post di Anna Voltaggio (vedi tutti)

Categorie
0 Comments
0 Pings & Trackbacks

Lascia un commento

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.