Quando Angela era bambina la sua quotidianità era scandita dai ritmi che i genitori dettavano alle loro giornate. Il padre era diventato operaio quando aveva già quarant’anni, abbandonando le fatiche di contadino e trovandone altre. La madre nel poco tempo che le restava faceva la cameriera in un hotel che dava sul lago.
Angela raccontava che nella sua casa tra le montagne e il lago gli inverni erano freddissimi, tanto che durante le notti d’inverno fino alla nascita di sua sorella Cinzia dormiva nel lettone tra la mamma e il papà. Nelle camere bianche e disadorne facevano capolino lucertole, ragni e qualche volta anche gli scorpioni. Quando aveva cominciato a essere grandicella la madre la mandava alla bottega più vicina e lei cantava ad alta voce per farsi compagnia. Il cane York a volte la accompagnava ma spesso, tra le rincorse e le cadute, tornavano a casa con il pentolino di latte mezzo vuoto.
Da adolescente cominciò ad accorgersi che gli abiti che indossava erano spesso troppo grandi o troppo piccoli, mai alla sua taglia, perché si trattava dei cappotti, delle gonne e delle camicette delle sue cugine svizzere. Erano loro che le passavano i dischi musicali, che Angela osservava senza poterli ascoltare poiché i suoi non potevano permettersi un giradischi.
Fu un pomeriggio dei primi di maggio, quando Angela incontrò Bianca. Aveva qualche anno più di lei ed abitava nel paese dove si trovava il laboratorio tessile dove Angela lavorava. Anche Bianca lavorava lì, ma era da un pezzo che aveva deciso di andarsene da quel posto dove le ore passavano scandite dai battiti nervosi delle macchine da cucire.
Bianca a casa sua aveva un piccolo giradischi Geloso color verde menta che era appartenuto a sua zia e una sera, dopo il turno di lavoro, Angela le chiese di ascoltare uno di quei dischi che non aveva mai ascoltato. Quella sera misero una volta sola Farewell, Angelina cantata da Joan Baez e sognarono di terre lontane, più brulle, dove si parlava una lingua così diversa ma bellissima.
Quello fu solo l’inizio di una passione che le portò insieme negli anni ad ascoltare ed ascoltarsi, a dare voce e orecchie alle tristezze e i desideri.
Francesca Maffioli
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