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È consuetudine del complesso mondo del cinema, soprattutto nostrano, che alcune opere, di buona fattura, dopo il travaglio produttivo approdino agli ostacoli di una distribuzione impacciata e saccente che da anni ormai ammaestra o asseconda un pubblico distratto e spesso – mi si consenta – incolto. Per questa strada è da poco, e purtroppo per poco, approdato nelle sale il film L’altra Luna dell’esordiente Carlo Chiaramonte, già documentarista e assistente di regia. 

L’amore tra donne è il tema portante del film. Tema che, da alcuni anni, nelle opere filmiche, si è affrancato dai vincoli di censura e segretezza. Così già ci erano arrivati l’ineguagliabile Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma o Carol di Todd Haynes, e ancora Viola di mare di Donatella Maiorca o Io e lei di Maria Sole Tognazzi. Opere, per citarne alcune, sicuramente utili ad incidere sul senso comune assieme a situazioni o storie analoghe che ricorrono ormai nelle fiction o nelle serie dei canali televisivi. 

Suggestionato dalla storia vera di un’amica, come egli stesso ci racconta, Chiaramonte ne prende spunto cimentandosi sulla tematica dell’amore tra due donne, un sentimento socialmente insidioso che destabilizza e sgomenta tanto più in quanto responsabile di minare la supremazia maschile, l’autorità dei padri, socialmente legittimata anche dal discorso amoroso. Seppur con qualche incertezza nella sceneggiatura e qualche impaccio nell’intreccio, Chiaramonte supera la prova di regia avvalendosi anche del supporto di tre donne, Carla Scicchitano, Elma Tataragić e Asja Krsmanovic, per la scrittura del film. Alla cui riuscita hanno contribuito di certo la sapienza della brava montatrice, Annalisa Schillaci, l’ottima fotografia e la suggestione delle musiche.

La serata è piovosa a Sarajevo. Matteo con la fidanzata Maja e una coppia di amici, Harris e Luna, anch’essi fidanzati, chiacchierano, tra un bicchiere e l’altro, in attesa di un’ospite italiana, Martina, amica di Matteo, in viaggio per sfuggire ad una crisi personale. La serata procede piacevolmente così come calorosa sarà poi l’accoglienza riservata a Martina dagli altri componenti l’entourage di Luna, tra amici e parenti. Lei è in procinto di sposare Harris e condivide con le amiche, Selma e Maja, il percorso verso la laurea. Ma l’incontro con Martina la incuriosisce fino a quando l’interesse reciproco diventerà attrazione e poi amore. L’incanto dei luoghi, lo sfondo e il fascino di una Sarajevo avvolta nella neve sono complici della storia. 

Il pregio della fotografia di Beppe Gallo compensa ampiamente una certa incertezza del regista nel muoversi dentro l’anima delle due, seppur brave, protagoniste (Luna Zimic Mijovic e Tania Bambaci). All’agilità dell’impianto narrativo sfugge, forse, l’audacia di scrutare dall’interno i sentimenti delle protagoniste. Resta piuttosto in superficie il loro percorso di riconoscimento di sé con l’eterno conflitto tra le costrizioni sociali e l’anelito di libertà. Il fascino dei luoghi tuttavia sostiene ampiamente la narrazione così che non viene a mancare ciò su cui si fonda il cinema: il piacere di guardare, la messa in scena del desiderio, del sogno, della fantasia, della libertà. 

Più abile è Chiaramonte nel condurci attraverso un corollario di personaggi che dell’anelito di libertà delle protagoniste si fanno censori. Così che, quando la scelta scandalosa di Luna viene alla luce, affiora anche la maestria del regista che, con pochi ma decisi tratti, gesti, sguardi fortuiti, mezze frasi, ci rivela una Sarajevo multietnica alla ricerca accidentata di una stabilità sociale e tuttavia tradizionalista. Una città che si volge incerta verso la modernizzazione ma in cui i sintomi di un patriarcato misogino, se non arcaico, non ne sono stati scalfiti. Una Sarajevo conservatrice che si dibatte tra le sue ambizioni sociali e un ampio tessuto di misoginia, sessismo, intolleranza di cui il fratello di Luna è evidente portatore. 

Quando la “straniera” oserà turbare l’ordine costituito il gruppo è destabilizzato a tal punto da ricorrere alla violenza. Quella specie d’amore oltre canone disturba persino Maja, la giovane amica di Luna, che si fa complice, assieme ai maschi del nucleo, di una crudele violenza verso Martina consumata nella casa della nonna di Luna. Così che quando il luogo degli affetti che lei aveva scelto come riparo d’amore viene profanato dalla violenza l’”epifania” delle due donne è compiuta. Luna, ormai, è anch’essa l’estranea, la diversa, “l’altra”, così come recita il titolo. Non dovrà affrontare alcun dissidio tra la scelta di restare nella città amata o fuggire. 

L’esito finale: la partenza con l’amata, la fuga d’amore, unica scelta per cui valga la pena di pagare un prezzo, accolgono lo spettatore e la spettatrice in quel tessuto emotivo che fa del cinema un buon cinema. Il tramite è un susseguirsi di campi lunghi sulla città, il ponte come passaggio alla libertà e la voce fuori campo dell’amica del cuore, Maja, con le sue parole di sconforto per la perdita ma anche di speranza. La speranza di chi alla fine ha capito e può vagheggiare un ritorno di Luna per “guardarsi con amicizia”. Quell’amicizia che già Selma, l’altra amica di Luna, aveva onorato allertando Luna su ciò che si stava consumando nei confronti di Martina in sua assenza. E se volessimo accennare all’aspetto pedagogico di ogni creazione artistica lo possiamo affidare qui alla presa di coscienza delle tre giovani donne che rompono il codice arcaico dell’esistere. E se è vero, come lo è, che le donne sono spesso protagoniste nello svelare i sintomi di una società smarrita, sono esse stesse protagoniste della metamorfosi quando lo svelamento e quindi la loro inquietudine, prima segreta, diviene manifesta. 

 

L’altra Luna

Regia: Carlo Chiaramonte

Sceneggiatura: Elma TataragicCarlo ChiaramonteCarla ScicchitanoAsja Krsmanović

Produzione: italo- bosniaca di Stemo Production, Xenon Servizi, Seven Dreams Productions

Musiche: Carlo e Luca Chiaramonte

Fotografia: Beppe Gallo
Montaggio: Annalisa Schillaci

Cast:Luna Mijović, Tania Bambaci, Maja Jurić, Matteo Silvestri, Armin Omerović, Amila Terzimehic, Fedja Zahirović, Esad Bilić, Selma Alispahić, Senad Bašić

Distribuzione: Hurricane Studios

Ufficio stampa: Reggi &Spizzichino

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Pina Mandolfo

Sono attivista nei movimenti delle donne. Il cinema, la scrittura, la diffusione delle pratiche e dei saperi delle donne, la difesa dei diritti umani e la difesa della “bellezza”, sono l’oggetto dei miei interessi, del mio lavoro e del mio impegno politico e civile. Sono stata socia fondatrice della Società Italiana Letterate. – Lungometraggi e cortometraggi – Silenzi e Bugie, sceneggiatura e regia, vince Sotto18 Film Fest e Targa Cias (2007); Correva l’anno, sceneggiatura e regia (2008); Viola di mare, soggetto e co-sceneggiatura, (interpeti: Isabella Ragonese, Valeria Solarino, Ennio Fantastichini, Lucrezia Lante della Rovere, Maria Grazia Cucinotta) vince Nice e premio Capri. – Documentari – L’Antigattopardo, Catania racconta Goliarda Sapienza, sceneggiatura (20012); Donne, sud mafia: videolettera dalla Sicilia, sceneggiatura e regia (2013): Orizzonti mediterranei, storie di migrazione e di violenza, sceneggiatura e regia (2014); Gesti di luce: Mistretta racconta Maria Messina (2014); Come un incantesimo, viaggio sentimentale nel Golfo dei poeti Mary e Percy Shelley (2014); Le parole per dirlo (spot contro la violenza sulle donne) (2016); Oltre il silenzio, i Centri antiviolenza raccontano (2016); Sicilia questa sconosciuta (2019) – Scritti – Sono autrice del romanzo Desiderio (La Tartaruga Baldini&Castaldi, Milano, 1995), in Germania e Svizzera (Piper, Monaco, 1996); del racconto Racconto di fine anno (in Principesse azzurre, Mondadori, 2004); dei saggi: Il sud delle donne, le donne del sud (in Cartografie dell’Immaginario, Sossella, Roma, 2000); La felicità delle narrazioni (in Lingua bene comune, Città aperta, 2006); dei racconti: Una necessità chiamata famiglia (Leggendaria, maggio 2001). – Organizzazione eventi culturali e rassegne cinematografiche – La Città di Palermo incontra le Madre di Plaza de Ma ejo (Palermo 2005); La Società delle Letterate incontra Emma Dante (Palermo 2007); Parlare e scrivere il femminile: donne, linguaggi e media (Palermo2014). Per il conferimento della Cittadinanza onoraria a Margarethe von Trotta, con il Goethe Institut, ho curato a Palermo l’organizzazione della Rassegna cinematografica Le donne di Margarethe con la filmografia completa della regista (Palermo 2015). British film club (cineclub in lingua originale Catania 1976-1982); Il reale e l’immaginario (Catania 1981); L’immagine riflessa (Catania 1982); Sesso, genere e travestitismi al cinema (Catania 1994); Sally Potter e Virginia Woolf, rappresentazione del femminile (Catania 1996); Vuoti di memoria (Palermo 2005). Dalla parte di lei: le donne, la vita e il cinema e il cinema (Palermo 2009); Le donne di Margarethe, rassegna cinematografica sulla produzione della regista e la sua partecipazione alla manifestazione (Palermo 2015).

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