Tre amiche in viaggio bloccate nelle Marche da un guasto all’auto: qui l’incontro con le storie di streghe sapienti. E le scelte di ciascuna: perché le storie non scompaiono mai e trasformano chi le incontra
Di Maristella Lippolis
Chi sperimenta ogni giorno l’amore per i libri e per le storie, e in quelli scritti dalle scrittrici trova sempre qualcosa che sa parlarci, non guarda troppo alle novità e alle date di pubblicazione. Anzi, se a inseguire le ultime uscite si rischia di perdersi, riprendere in mano un libro uscito da qualche mese diventa sempre un atto d’amore. Il libro di Loredana Lipperini, Nome non ha, (illustrato da Elisa Seitzinger) è uno di questi casi.
Forse non è un libro facile da raccontare, contiene molte storie che si scoprono come tante Matrioska e ognuna è bella, e ti chiedi quante ce ne saranno. Ma in fondo è così anche per le fiabe, quando quella che ti sembra la vera storia in realtà ne contiene molte altre. E allora si può iniziare con il dire che c’erano una volta tre ragazze, Camilla (profilo Twitter la Scontenta), Tony e Marta; hanno lavori più o meno precari e decidono di mettersi in macchina in piena estate per trascorrere due giorni a Venezia. Strada facendo l’itinerario cambia; un po’ per scelta e un po’ per caso si snoda attraverso l’Appennino e la macchina arranca su per le curve che portano all’altopiano, finché si ferma con il motore fuso all’ingresso di un paese addormentato nella quiete della domenica: Serravalle di Chienti, Marche.
Nel fresco di una piccola chiesa dedicata a Santa Lucia, una delle sette vergini del canone romano, scoprono le Sibille dipinte sulle pareti. E poi compare dal nulla una donna che si chiama Viola, aspetto inconsueto, che si offre di ospitarle, sfamarle e trovare un meccanico per il giorno dopo. Non è la strega cattiva che accoglie i bambini sperduti nel bosco per mangiarli. Ma forse è una strega buona, perché da questo punto in poi cominciano a dipanarsi le storie che andranno avanti tutta la notte, raccontate da sette amici.
Al centro delle storie c’è la Sibilla Appenninica, quella che non è ritratta sulle pareti della chiesa e che non ha un nome come le altre, ma è la più “vera”: abita da sempre sui Monti Sibillini in una grotta di cui un tempo esistevano le tracce, cantata e riconosciuta nella sua potenza da poeti e da chi ha attraversato quei monti e quelle valli cercandola, e a volte trovandola. Intorno a lei sono cresciute leggende di magie radicate in quei luoghi e la sua sapienza è diventata la sapienza delle donne sagge, un sapere del mondo che passa attraverso mani femminili dalla notte dei tempi, da una Dea all’altra, da un nome all’altro. Da una donna all’altra.
Le storie si snodano durante tutta la notte, e vengono accolte in maniera diversa da ciascuna delle tre ragazze: Tony dubita, Marta crede solo in quello che si vede, ma Camilla forse resterà: andrà in cerca della Sibilla per interrogarla e capire che strada dare alla propria vita. Perché il potere delle storie è questo: quando vengono consegnate trasformano chi le ascolta, e lei/lui a sua volta le consegnerà ad altri.
Nel racconto Loredana Lipperini rende omaggio a una terra che ama e che ha subìto le ferite del terremoto del 2016, non ancora sanate; a Joyce Lussu, che conosceva la Sibilla e aveva scritto delle streghe di quei monti. E anche a Sibilla Aleramo, prendendo a prestito un suo verso per il titolo Nome non ha. Il libro è impreziosito dalle bellissime e ipnotiche illustrazioni di Elisa Seitzinger, e una volta chiuso resta una suggestione forte che diventa desiderio di mettersi in macchina come le tre protagoniste e andare in cerca della Sibilla e dei suoi luoghi.
Loredana Lipperini, “Nome non ha”. Illustrato da Elisa Seitzinger, Hacca, 2021
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Maristella Lippolis

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