La vita è un vortice di sabbia

Nadia Tarantini, 7 giugno 2022

Un continuo dialogo tra personaggi e personagge, una collana di relazioni che riveleranno poi inediti modi di rapportarsi. Dialoghi rapidi che fissano un attimo, simili all’esistenza, fatta di momenti, frammentata e imperscrutabile. La magia leggera e profonda di Elvira Seminara

Di Nadia Tarantini

La forma e la sostanza si intrecciano agili e profonde nel nuovo romanzo di Elvira Seminara, “Diavoli di sabbia”. E che forma! Un continuo, reiterato dialogo a due – come da etimologia della parola – ma i due cambiano di capitolo in capitolo, resta uno/a e si inserisce l’altra/o, sin dall’inizio una collana di relazioni che più avanti riveleranno inediti modi di rapportarsi. E come i diavoli di sabbia, quei fenomeni naturali per i quali si innalza e vortica per un attimo una pioggia di granelli, personagge/i e dialoghi fissano un attimo, un momento, una epifania che potrebbe apparire senza un perché. Non fosse che la ragione sta nella logica dell’esistenza, fatta di momenti, frammentata e imperscrutabile, sorprendente e sempre nuova – benché il nostro bisogno sarebbe che fosse controllabile e regolata da un movimento di cause ed effetti.

Non conosceremo mai perché Rodolfo, lo psicanalista che compare nelle prime pagine insieme alla sua paziente Iris (moglie assassina in carcere, resistente ad ammettere il suo delitto, pertinace a volerlo immaginare ogni giorno come un sogno) si barrichi nel b&b della sua amante, anzi – a ben vedere – perché compia un gesto ancora più privo di logica. E neanche nell’ultima pagina, quando lo ritroviamo insieme ad Iris, a chiudere il girotondo che ha iniziato, ne sapremo di più.

La scrittura corre veloce ed affabulante, come Elvira Seminara ci ha abituate ad aspettarci: così come era nell’“Atlante degli abiti smessi” o nel più recente “I segreti del giovedì sera”. Così come accade nelle presentazioni che la vedono protagonista, e che vi consiglio caldamente (cercatele sul sito dell’editore Einaudi o sulla sua pagina FB). Ma non si tratta di un gioco letterario, anche se come gioco è perfetto e affascinante. Ciò che ci tiene attaccate alla pagina è lo spessore delle protagoniste e dei protagonisti, i dialoghi filano perché c’è stato un grande lavoro di costruzione delle loro personalità. E tanto è leggero il parlare – tanto più è profonda la conoscenza che l’autrice ha delle loro storie, delle motivazioni.

Vien da pensare a “Le Onde” di Virginia Woolf, si evoca dentro di noi lo scrivere a spirale di Alice Ceresa, risuonano certe autrici latino-americane come Silvina Ocampo. E si capisce, dal fervore di curiosità umana di Elvira Seminara; dalla sua acutezza di sguardo sulle vicende umane; dall’ironia e dalla capacità di assorbire la crudeltà del vivere e restituircelo: che è nata nella stessa terra (anzi nella stessa città, Catania) di Goliarda Sapienza.

In particolare, le donne dei “Diavoli di sabbia” restano dentro di noi e chiedono di essere rilette, approfondite in quel lavoro unico e prezioso che la lettrice può fare, restituendo piena esistenza alle personagge letterarie. Dora, architetta di negozi, che impazzisce per l’affronto di Rodolfo. Manuela iper soddisfatta di un matrimonio di cui non intravvede le crepe. Sonia il cui motto è “arrestare – raffreddare – contenere” (così come per la centrale nucleare di Fukushima). Alga e Vanessa, colleghe e speculari negli animi. La stessa Vanessa nel rapporto con la gemella Luna, che non vuole un lavoro che l’appassioni, così come teme le passioni sentimentali. Olimpia che tesse la tela di vari e differenti rapporti, dal suo negozio di scarpe che a sera diventa luogo di benessere e confidenze. Che riesce a scaldare anche il freddissimo Manlio. E Tommaso e Samuele, che in quanto uomini che si amano – sfuggono alla rigidità di altri personaggi maschili.

A inquadrare il lavoro di Elvira Seminara – a farci capire la sua magica capacità di mescolare gioia e dolore nei suoi libri, così come fa la vita – l’epigrafe del libro, di Angelo Maria Ripellino: «Darling, lo so, il mio continuo lamento ti attedia, /questa eterna altalena tra ebbrezza e malore/ il mio rammarico è forse volontà di commedia./Grande è la buffoneria del dolore».

Elvira Seminara, “Diavoli di sabbia”, Einaudi 2022
“I segreti del giovedì sera”, Einaudi 2020
“Atlante degli abiti smessi”, Einaudi 2015

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Nadia Tarantini

Nadia Tarantini Scrittrice e giornalista. Esploratrice di molti mestieri, sin da giovanissima ha cercato la scrittura in molti luoghi, dalla vendita rateale di libri, al giornalismo e infine all’insegnamento… della scrittura, sia privatamente (“Le vie dei Cinque Sensi”) che nelle università. Solo nel 2017, a 71 anni, dopo una decina di altri libri, ha pubblicato il suo primo romanzo, “Quando nascesti tu, stella lucente” (L’Iguana), storia ambientata nel lontano 2346. Con Iacobelli, nel 2011, ha ripubblicato “Il risveglio del corpo. Dai sintomi alle emozioni l’arte della salute”, romanzo-saggio uscito nel 1996 presso La Tartaruga, che ha avuto quattro edizioni. A fine maggio 2019 il suo secondo romanzo, “Amore Inquieto”, nei Leggendari di Iacobelli. È vissuta fuggendo e cercando le storie dentro di sé e ha combattuto furiosi dubbi sul proprio valore attraverso la relazione con altre donne. La rivista Leggendaria e la Sil sono stati i luoghi privilegiati della sua “autorizzazione alla scrittura”.

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