Una cartografia femminista che ricolloca la sessualità, il desiderio ri-connettendola alle arti performative che mettono al mondo altre corporeità, multiformi, assemblate, postumane. È nato un vocabolario del presente. Corpi umani e non umani, organico e inorganico, animato e inanimato, ecosistemi, anatomie politiche, queerness…
Di Viola Lo Moro
Come si misura il valore di un libro? È una domanda che mi sono posta con urgenza sempre più pressante negli ultimi anni, quando l’iperproduzione di contenuti, le temporalità contratte, e l’accavallarsi delle opinioni dette come imprescindibili dell’iperIo sociale, hanno posto delle nuove regole nella misurazione delle arti – un’opera letteraria, un film, una performance teatrale – perdendo talvolta il gusto della necessità e del potenziale trasformativo che ogni gesto artistico può contenere.
Studiando il testo di Ilenia Caleo, “Perfomance, Materia, Affetti. Una cartografia femminista”, ho avuto subito la sensazione di affrontare un libro che portava un valore alto, una sua complessità che andava onorata, effetto su carta di anni di studio, partecipazione attiva, risonanze collettive, e – soprattutto – una propria potenza politica cogente, in contatto con il presente nelle sue urgenze.
Come l’autrice è nel suo essere profondamente politica, così di riflesso la sua impresa teorica le corrisponde nella pienezza.
Già dai ringraziamenti si rende visibile quanto un lavoro come questo esista perché esistono gli altri e le altre: i corpi in scena, le autrici, le compagne di discussione politica e teorica, gli spazi fisici della discussione, le piazze, i bar, le relazioni affettive. Non si può scrivere un libro di teoria della performance senza la relazione incarnata con la scena e con i nodi (umani e post) ad essa connessa.
Nella puntuale introduzione di Annalisa Sacchi brillano queste parole: «L’attivismo è un tema non secondario che scorre nel libro, innervato di una relazione potente tra scrittura, pratica performativa e dissidenza, tra desideri intimi e posizionamento pubblico, teso verso un orizzonte strategico risolutamente antipatriarcale, anticapitalista e decoloniale […]. In questo senso Performance, materia, affetti. Una cartografia femminista, è un libro per l’avvenire».
Ci inoltriamo in un libro che ha nel momento della scrittura già una tessitura che viene da chiamare geografica e geologica per il mondo che sarà. In questo tempo presente-futuro i corpi guida della nuova mappa titolano i tre macro capitoli: Corpo- performance. Una cartografia, Corpo-Materia. Grammatiche dell’espressione, Corpo-Intensità. Affetti.
Ad ogni “macro corpo” sono legate alcune questioni fondamentali – corpo naturale vs. corpo artificiale, canone e margine, geometrie vs. comando, rendere visibile l’invisibile, espressione vs rappresentazione, e altre – e, attraverso la lettura di lavori scelti di performers, l’autrice delinea delle tappe di un percorso attraverso il quale muoversi se si vuole capire la portata trasformativa che ci può essere nelle pratiche performative per arrivare, oltre la paura (citando il titolo dell’ultimo paragrafo del libro), a vedere alleanze inedite, alternative immaginifiche per il futuro, altre corporeità, altri mondi.
Il primo capitolo disegna i contorni teorici, le autrici di riferimento, i puntelli necessari per collocare nel tempo e nello spazio la lettura della seconda sezione, dedicata alla lettura dei lavori di alcune artiste: Mette Ingvartsen, Sasha Waltz, Simone Aughterlony, Xavier Leroy, Marlene Freitas, Cristina Cristal Rizzo, Eszter Salamon.
«Le arti performative sono qui intese come pratiche, come modi del fare umano, piuttosto che come oggetti artistici decodificabili secondo i canoni dell’estetica o della storia dell’arte. […] un pensiero non solo sul corpo, ma con il corpo […]».
Le artiste sono Grammatica dei corpi: interessa all’autrice nel leggere i lavori performativi la dimensione dell’agire. Non sembra tanto rilevante la lettura dei significati dietro un gesto, quanto piuttosto sottolineare come quel gesto performativo sia nel suo agire già significato. Il mondo si crea in scena, si ricrea ogni volta, si genera e (ri) genera. In quell’autonomia assoluta dell’arte come forma di elaborazione si rifà il mondo, e possiamo così pensare e (ri)pensare una utopia vivente, nel presente ma che apre continuamente al futuro nuovo e inaspettato.
Leggere Caleo da poeta, nella nostra comunione di intensità politica, nella sorellanza che ci lega, ha aperto in me nuove tracce – simili ai solchi delle formiche o alle ferrovie sotterranee – per inventare parole nuove. Attraverso gli occhi di questo libro sulla scena viva, sugli affetti concatenati dei gesti artistici, ho messo degli occhi nuovi.
Ilenia Caleo, “Performance Materia Affetti – una cartografia femminista”, Bulzoni, 2022
PASSAPAROLA:









Viola Lo Moro

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