Tesse la sua tela, Elianda Cazzorla – distribuendo fili tra numerose donne: prima fra tutte la madre che le ha mandato un’ambasciatrice con una valigia e strani rotolini di carta scritti (in verità la madre è morta, ma è comunque da lei che le giunge il dono); l’ambasciatrice stessa e poi le tarantate che l’arrivo della valigia la condurrà a conoscere. E la deuteragonista della storia, Annabella di cui la tela conserverà finalmente una sindone veritiera, ben delineata. E infine lei, l’autrice e voce narrante, che sarà protagonista a più livelli: quello esplicito, del viaggio che compie sulla traccia dei rotolini e alla ricerca del vero volto di Annabella; e quello implicito del percorso che Annabella, i rotolini e le tarantate le faranno compiere all’interno di se stessa.
Insomma un coro di donne, che con voci e in epoche diverse, cantano tutte la stessa canzone: voglio essere libera, voglio essere me stessa, voglio essere accettata accolta e amata per quello che sono.
Incerta di sé, insicura, era Annabella quando aveva detto sì a Ernesto De Martino e alla sua affascinante moglie, aveva lasciato tutto e comprato apposta una 600 per accompagnarli in Puglia, a scoprire «il fenomeno prima che scompaia», dice il Maestro. E per interrogare il “fenomeno” con una serie di domande: «il morso del ragno provoca il male o no? La sofferenza è la causa o la conseguenza del loro modo di agire?». Taranta e tarantolate sono ancora misteri – e quando la comitiva etnografica arriva a Galatina, nessuno ne vuole parlare. Ma perché mai poi? perché a codesti estranei arrivati da chissà dove?
La tela s’intesse di relazioni: la trama la faranno anche gli uomini, ma l’ordito che dà vita e colore al disegno lo intrecciano le donne, nei loro rapporti fra loro: Ada la narratrice che indaga il mistero di Annabella; e poi di Anna, protagonista di quelle Lettere da una tarantata, che Annabella Rossi pubblicò nel 1970; Anna che riceverà confidenza da un’insegnante che si rivelerà (forse) essere la madre di Ada: lo è non lo è? e perché lo ha taciuto, manifestandosi solo con quei rotolini dopo la morte (un altro mistero)? Ma c’è anche la relazione mossa fra Ada e la dottoressa Sciacaralla, nel Museo Etnografico dove Ada cerca di mettere insieme le tracce; e di Ada con la nipote Giulia, che la ospita a Roma. E c’è la più tarantata di tutte, quella che si può ancora incontrare nei racconti della nipote che parla soltanto in dialetto e viene tradotta per l’autrice dai pronipoti. Anna che si disvela essere Michela Margiotta, realmente vissuta.
Tanto varie sono le relazioni quanto lo sono i posti e i mezzi per raccontare. I posti: Padova, la Puglia (Galatina, Ruffiano, Motta Monecorvino, Volturara, Nardò, Melpignano, Maglie…). I mezzi: le lettere di Anna ad Annabella; i rotolini di carta scritti; il resoconto del viaggio di Ada, la voce narrante, da Padova a Roma alla Puglia, giorno per giorno e atto per atto; la scheda della vita e delle opere di Annabella Rossi; il resoconto dei documenti trovati nel Museo Etnografico. E infine, il dialogo ininterrotto di Ada con il fantasma di Annabella – che si appalesa in carne ossa (si fa per dire), e abiti sempre diversi, per commentare ogni atto compiuto dalla nostra ricercatrice. I frammenti con la “voce” di Anna/Michela Margiotta, numerati da 1 a 9, sono stampati in carattere corsivo manuale, ad accentuare il carattere di ricerca del romanzo.
Mi chiamo Anna e so cantare, dice il frammento numero 2.
Prima della messa il parroco piega il tovagliolo e lo mette sul calice e dice dentro a te ci sta l’anima buona come quella di una bambina ora suona la campanella e canta. Certe volte l’anima se ne va ma poi torna.
Si sentiva insicura Annabella Rossi, all’ombra di quel Maestro già famoso, della sua affascinante moglie, di Diego esperto filmaker che la redarguiva spesso; e nell’insicurezza non si avvide del gran lavoro che stava facendo, e quando se ne avvide scoprì che neanche il suo nome in una nota il Maestro avrebbe messo per riconoscerle di averlo fatto, e la passione che c’era dentro– e l’investimento emotivo e personale con Anna/Michela. E si sentiva insicura Ada quando ha iniziato il viaggio, con i rotolini scritti, che la spingevano sempre più avanti e dentro se stessa. Ma ora che Ada ha trovato Annabella, e poi Michela/Anna – e un pezzo importante di sua madre, che era rimasto nascosto nelle spire di un matrimonio tradizionale – sono tutte e tre più forti. E la loro forza ce la tramettono come una promessa per noi stesse, prima ancora che preziosa eredità.
Elianda Cazzorla, Tela di taranta, iacobellieditore, 2021
PASSAPAROLA: GRAZIE ♥Nadia Tarantini
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