In queste ore assistiamo in televisione a servizi e dirette che raccontano quello che sta accadendo in Ucraina. Capita ogni tanto che vengano intervistate persone residenti in Italia che provengono da quel paese: sono quasi tutte donne, sono le badanti che vivono nelle nostre case, le puliscono mentre noi attendiamo alle nostre faccende, accudiscono i nostri anziani e gli ammalati sollevandoci da impegni gravosi e ormai inconciliabili con il ritmo delle nostre vite.
E mentre vedevo i loro visi e le loro lacrime mi è tornato in mente un piccolo libro che si intitola Mentre eri via, una raccolta di racconti pubblicata da Luciana Tufani editrice nel 2018. Il titolo è quello di uno dei trenta racconti che la compongono; le protagoniste sono le donne venute dall’est, dopo la disgregazione dell’impero sovietico. Si sono rimboccate le maniche, hanno lasciato le loro case, le loro vite, i figli nelle mani delle nonne e sono venute qui. «Mentre eri via – racconta la voce di una bambina di nove anni che diventa un’adolescente – sono accadute tante cose nella mia vita, sono diventata adulta e tu non c’eri».
Se il denaro inviato dall’ Italia a chi resta assicura la possibilità di vivere con dignità, il cuore è altrove. E oggi, “mentre loro sono via”, lì in Ucraina è scoppiata la guerra; anche i collegamenti telefonici sono diventati precari, spesso non riescono ad avere notizie, mentre scorrono le immagini dei rifugi antiaerei improvvisati con coperte, pochi viveri e bambini, cani e gatti al seguito. Come se tutto dovesse finire in pochi giorni e la vita riprendere come prima. Ma nessuno sa se davvero sarà così, e il loro essere lontane testimonia di vite spezzate chissà per quanto.
Piccole storie, piccole vite dentro una storia più grande di cui non sappiamo come invertire il corso, e la sensazione di aver costruito un’Europa tutto sommato fragile. L’autrice del libro si chiama Vera Slaven, nata in Croazia ed “esule volontaria” in Italia dal tempo della guerra nella ex Jugoslavia. Laggiù conduceva una tranquilla e bella vita da insegnante di inglese, poi la guerra e gli odi etnici le hanno portato via tutto. In Italia ha vissuto in molte città, tra cui Pescara, dove l’ho conosciuta mentre cercava di scrivere un libro sulla sua storia, “per non impazzire”, mi diceva, e l’ha scritto, dandogli un titolo ironico: Cercasi Dedalus disperatamente, vincitore del Premio Nuove Scrittrici 1996 di Pescara. Ha svolto molti lavori finché non è arrivata a Ferrara dove ha iniziato a lavorare come mediatrice culturale e poi all’Inca CGIL.
Il mondo delle badanti dell’Est Vera Slaven lo conosce molto bene, e scrivere di loro, anche con ironia, scrivere di persone come lei venute da un altrove e con un futuro incerto, l’ha aiutata ancora una volta a mettere ordine nel mondo che le gira intorno, provare a dare un senso a ciò che sembra non averne. Scrivere per salvarsi, e a ben vedere l’ironia che sa dosare così bene nelle sue storie, le consente di raccontare con quel minimo di distanza necessaria a non soffrire troppo.
Vera Slaven, “Mentre eri via”, Luciana Tufani Editrice, Ferrara 2018.
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Maristella Lippolis

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