Due donne regnavano a Bisanzio

Nadia Tarantini, 9 febbraio 2022

“Si regalavano infamie” è il titolo del romanzo storico in cui Liliana Madeo intreccia con sapienza le imprese nobili e meno nobile di Teodora, moglie dell’imperatore Giustiniano e Antonina, moglie del generale Belisario. Amiche e complici, sempre

Di Nadia Tarantini

Si regalavano infamie. Si faceva dono di assassinii, deposizioni, esilii di uomini importanti della corte di Bisanzio. Si regalavano orribili complotti – così cementando la loro profonda complicità, nata nei bassifondi. Quando erano poco più che bambine. Antonina e Teodora, imperatrice la seconda, moglie di Giustiniano; compagna, Antonina, di una delle personalità più influenti dell’impero, il generale Belisario.
Sulle tracce di uno storico misogino e prude, l’orientale Procopio di Cesarea, Liliana Madeo ci offre lo spettacolo di una corte potentissima, dove due donne giocano un ruolo non meno potente, e lo possono fare perché sono unite, solidali, non si tradiscono mai e non si fanno separare da logiche estranee al loro legame indissolubile. E con il loro grande potere non dimenticano di essere femmine, lo usano per sanare ingiustizie nei confronti del loro genere biologico, e dalla loro posizione accolgono altre diversità. Creano una casa-rifugio per donne sottratte alla prostituzione. Fanno nascere ospizi per anziani, poveri, stranieri, orfane e orfani. Convincono l’imperatore a fare leggi che proteggano dallo stigma sociale donne, pederasti e sodomiti, omosessuali di ogni sesso. Lottano per sconfiggere il mercato delle bambine sottratte ai villaggi e avviate alla prostituzione.

Nell’infinita teoria di stanze sfarzose del Palazzo imperiale, separate le une dalle altre non da pareti, ma da veli permeabili a mille orecchie che ascoltano, si tengono gli incontri privati di Antonina e Teodora. Il sesso – lo dicono le voci nella residenza dell’imperatore, lo dice Bisanzio – appare dominante nella scelta compiuta dai due uomini che le hanno sposate. Belisario, ignorando l’età, il passato, i figli avuti e la non speciale bellezza di Antonina. Pettegolezzi salaci, che raccontano di pratiche ben conosciute, soprattutto da Teodora, nominata a furor di popolo “l’abominio del trono”, “somma creatrice di spudoratezza”, donna preda di “insaziabile lussuria”, “dedita a pratiche sconce abominevoli, da maschio, contro natura, le più svergognate”. Eppure non è solo questo, che ha fatto decidere a Belisario di scegliere Antonina e che ha spinto Giustiniano a nominare Teodora “l’Augusta”, a poche ore dal matrimonio, titolo che le auguste precedenti si son dovute conquistare con anni e anni.
Imperatore e generale affidano alle loro consorti compiti cruciali e delicati, le consultano in ogni momento e soprattutto in quelli più critici per l’impero o per le conquiste dei nuovi territori. Belisario vuole sempre Antonina con sé nelle sue missioni lungo il Mediterraneo e fino al Nord Europa. L’imperatrice e la sua amica di sempre risolvono situazioni intricatissime.

Antonina è a Roma e tesse la sua tela complicata quando Belisario è entrato nell’antica capitale per respingere e fermare i Goti, e come sempre ha una doppia missione: da una parte sostenere l’azione del marito, dall’altra portare a termine un compito assegnatole dall’imperatrice, e questa volta è un compito arduo e terribile, deporre un Papa – forse amico dei Goti, di sicuro ostile alla parte avversa a Teodora, nella diatriba che oppone monofisiti e duofisiti, le due anime del Cristianesimo del tempo (siamo nel VI secolo dopo Cristo).
Tutto viene perdonato ad Antonina da Belisario, che resta cieco allo scandalo degli scandali, la relazione fra la moglie e il giovanissimo figlio adottivo Teodosio, per il quale Antonina sacrificherà la carriera e la vita di Fozio, suo figlio di primo letto.
Lo sguardo di Liliana Madeo è senza veli – audace come audaci furono le due donne di cui racconta. Nulla tace di crudeltà e ambivalenze, di nessuna cosa ha paura di raccontare.
Si definisce “cronista”, il mestiere che ha esercitato per quarant’anni, inviata de La Stampa, e rifugge dal riconoscere che con “Si regalavano infamie. Antonina e Teodora le potenti di Bisanzio”, la sua scrittura fa un salto di qualità, attinge alla letteratura in senso pieno e compiuto. Se nei libri precedenti che ha scritto – “Donne cattive”, “Gli Scariolanti”, “Donne di mafia”, “Ottavia”, “I racconti del professore” – potevamo trovare frasi e descrizioni letterarie, senza che fosse tradito l’intento di ricostruzione giornalistica dei fatti e dei personaggi, delle personagge (perché sempre alle donne è andato il suo occhio), qui la narrazione prende il sopravvento, con una voce (più voci) che risuonano di quella contaminazione fra storie e Storia che solo una immaginazione fertile, una penna raffinata possono creare. E la voce più bella di tutte è quella di Giovanna, figlia di Antonina, protagonista realmente esistita e re-inventata da Madeo con la complessità del rapporto con una madre prima adorata, poi odiata – e infine compresa in tutte le sue contraddizioni. Si potrebbe leggere il libro saltando da un corsivo all’altro di Giovanna, e si capirebbe ugualmente ogni cosa. Perché la nostra cronista, a furia di conoscere e intrecciare storie, ha acquisito la mano di una grande tessitrice di trame, dove nulla sfugge, neanche un filo.

Ma tutti questi fili li lascio ad ogni lettrice che vorrà intrecciarli a sua volta.

Liliana Madeo, Si regalavano infamie. Antonina e Teodora le potenti di Bisanzio, Tullio Pironti editore, Napoli 2021

Donne di mafia, Vittime. Complici. Protagoniste, Miraggi, Torino 2020

I racconti del Professore, Iacobelli editore, Guidonia 2015

Ottavia la prima moglie di Nerone, Oscar Storia Mondadori, Milano 2006

Donne cattive. Cinquant’anni di storia italiana, La Tartaruga, Milano 1999

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Nadia Tarantini

Nadia Tarantini Scrittrice e giornalista. Esploratrice di molti mestieri, sin da giovanissima ha cercato la scrittura in molti luoghi, dalla vendita rateale di libri, al giornalismo e infine all’insegnamento… della scrittura, sia privatamente (“Le vie dei Cinque Sensi”) che nelle università. Solo nel 2017, a 71 anni, dopo una decina di altri libri, ha pubblicato il suo primo romanzo, “Quando nascesti tu, stella lucente” (L’Iguana), storia ambientata nel lontano 2346. Con Iacobelli, nel 2011, ha ripubblicato “Il risveglio del corpo. Dai sintomi alle emozioni l’arte della salute”, romanzo-saggio uscito nel 1996 presso La Tartaruga, che ha avuto quattro edizioni. A fine maggio 2019 il suo secondo romanzo, “Amore Inquieto”, nei Leggendari di Iacobelli. È vissuta fuggendo e cercando le storie dentro di sé e ha combattuto furiosi dubbi sul proprio valore attraverso la relazione con altre donne. La rivista Leggendaria e la Sil sono stati i luoghi privilegiati della sua “autorizzazione alla scrittura”.

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