Eroine e dee

Barbara Mapelli, 5 febbraio 2022

Uno sguardo che si muove tra passato e presente è la chiave interpretativa del volume di Vittoria Longoni sulle figure femminili del mito e dell’antichità classica. Gentilmente offerto da Leggendaria n. 150

di Barbara Mapelli

Nel corso di tutto il volume l’autrice tesse e ritesse continui passaggi tra la cultura del pensiero e delle opere greche antiche con le tematiche e criticità del contemporaneo. Il testo si apre con una bella citazione da Sofocle.

Molte realtà stupefacenti esistono/ ma nulla è più straordinario dell’essere umano/[…] /Possedendo, oltre ogni aspettativa,/invenzioni sapienti di arte e tecnica,/ a volte si indirizza verso il male, a volte verso il bene. (Antigone)

E si chiude con la speranza di un mondo diverso, del sorgere di nuovi paradigmi e valori di vita. I contenuti affrontati in Madre Natura. La Dea, i conflitti e le epidemie nel mondo greco” sono molti e talora complessi, ma chi legge viene aiutato e aiutata da una scrittura chiara e netta, colta ma accessibile. Ci si sposta quindi con agilità tra elementi differenti, tra ricerca e memoria, scelte tra le radici che ci hanno formato e quel che ne abbiamo fatto, se pure con differenti responsabilità. Una prospettiva di indagine e profondità cui Vittoria Longoni ci invita a non rinunciare, moltiplicando gli esempi e le citazioni tra passato e presente. A proposito della tradizione orfica e dei Misteri Eleusini, ad esempio, scrive: «Un messaggio che ha trovato echi importanti nel pensiero e nell’arte europea e che oggi sembra rivivere nelle espressioni di nuove spiritualità, in armonia con l’ambiente» (p. 54).

La molteplicità dei contenuti, la difficoltà a esprimere anche le ambiguità, le contraddizioni che hanno caratterizzato una cultura complessa e che ha lasciato eredità profonde in tutto l’Occidente si avvale nel testo di un segnavia che l’autrice tiene ben saldo: non solo le storie sono quelle delle culture che hanno visto protagoniste dee, eroine, maghe, personagge di grandi opere (maschili) e donne dell’antichità greca, ma lo sguardo che osserva e descrive è femminile, in realtà femminista, composto da una sensibilità che non si irrigidisce soltanto nella ricerca erudita, anche se la solida base culturale si percepisce, ma diviene l’ottica interpretativa. Uno sguardo che si fa strabico e pluripotente, efficace in questo andirivieni tra passato e presente, che offre una delle principali chiavi interpretative di tutto il volume.

Nel primo capitolo si parla di dee, figure delle origini che hanno preceduto l’installazione, permanente anche nel presente, di dei maschi, unici e padri, assassini nel formarsi delle deità olimpiche, parricidi e non soltanto, tesi alla ricerca e al mantenimento del potere assoluto. Si avvia qui la riflessione sulla scia di sangue e morte che questo dominio maschile inaugura e, se pure mutato almeno in parte, continua a mantenere e che Vittoria svilupperà ulteriormente nel capitolo secondo, interpretazione dell’Iliade guidata o avviata dalla lettura di Simone Weil.

L’analisi della grande letteratura greca prosegue nel testo con l’attenzione rivolta alle donne dell’Odissea, in particolare Penelope, figura ben più complessa dell’iconografia tradizionale che la vede solo seduta a tessere: Penelope si mostra, nel corso della vicenda del ritorno dell’eroe e nei periodi che l’hanno preceduta, più astuta dell’astuto marito. E poi la Diotima platonica, figura forse veramente esistita, ma in cui confluiscono diversi elementi storici e mitici. Socrate la dichiara sua maestra, ma non solo maestra sui temi dell’amore, ma anche saggia consigliera, le cui parole hanno consentito – così viene scritto nel dialogo platonico – la dilazione a una delle tante pesti che hanno afflitto l’antichità greca. I consigli di Diotima sembrano opporsi alle credulità di interventi divini come causa delle pestilenze, alle tesi complottiste che animavano anche i discorsi degli antichi, con ingenuità o con consapevolezza distruttiva, come accade in questi stessi nostri giorni.

A fronte di divinità maschili che si contendono il potere per essere gli unici o comunque i più forti, le dee si presentano come figure plurali, spesso coppie, Demetra e Persefone le più note, figure plurali che impersonano le diverse virtù femminili e che nel loro convivere assommano sapienze antiche che si tramandano e tramandano la storia mitica della Terra e dei destini degli umani. D’altronde profetesse e sacerdotesse erano soprattutto le donne, ci fa osservare Vittoria, che però criticamente commenta.

I singoli valori della femminilità divina – bellezza, sessualità e sensualità, maternità, creatività cosmica, vita e nutrimento della natura, benevolenza, sapienza, arte… finché restano separati tra loro e attribuiti a singole dee possono anche essere ridimensionati e strumentalizzati come risposte a diversi e frammentati bisogni maschili. Quando invece compaiono uniti compongono come aspetti complementari l’immagine di una divinità veramente centrale. (pp. 245,46)

Riti e celebrazioni delle dee si perpetuano per tutta la classicità, con echi potenti anche nelle culture latine. Ma, osserva l’autrice, queste giornate e luoghi sacri dominati dalle donne sono limitati e regolati, mentre la vita della normalità femminile è all’insegna di una severa segregazione.

Le Tesmoforie erano rituali di origine antica, di cui le donne erano protagoniste. Per tre giorni, esse vivevano un momento importante di vita comunitaria e di parziale riscatto dalla segregazione in cui le relegava la polis. Tuttavia regole maschili ne delimitavano gli ambiti e i criteri di partecipazione. (p.59)

Antigone, nel suo dialogo con Creonte fa preciso riferimento a un’etica antica, parlando di leggi non scritte con origini così remote da non essere rintracciabili.

Non avrei attribuito ai tuoi editti tanta forza che un mortale potesse violare le leggi non scritte, inviolabili, della divinità, che non sono in vigore da oggi, o da ieri, ma da sempre, e nessuno sa da dove sono comparse,

E Creonte, il re potente, nella sua scelta di punire Antigone rivela tutta la fragilità del potere maschile, se pure mantenuto con caparbia volontà, la paura che gli uomini hanno delle donne e che riporta il nostro pensiero alle paure della contemporaneità e alle violenze, che paiono inarrestabili, alle uccisioni. Creonte uccide per dichiarare il suo essere maschio, per non mostrarsi sottoposto a una scelta femminile.

Io non sarei più un uomo, ma lei sarebbe l’uomo, se avrà impunemente questi poteri […] Io, finché vivrò, non mi farò comandare da una donna.

In ogni caso, osserva ancora una volta l’autrice, riti e immagini, forme e modi di devozione alla Dea sono rimasti nel tempo all’interno della cultura greca e anche oltre, presentandosi spesso come voci discordanti e critiche verso le culture dominanti. Non solo Antigone dunque.

Nelle ultimissime pagine il messaggio che Vittoria invia al presente e al futuro è quello di un’attenzione ai nuovi modelli di relazione tra gli umani, con la speranza che le nuove libertà femminili possano estendersi, rinnovando radici remote.

In forme varie e non sempre note, ciò sta già accadendo. Ragazze e ragazzi di ogni genere partecipano a movimenti dal basso, ecologisti, femministi e solidali, in varie parti del mondo. Riflessioni scientifiche e filosofiche, produzioni d’arte, nuove espressioni spirituali invitano a considerare il nostro rapporto con la natura, a ritrovare una unità di intenti tra persone che ci riconnetta alla totalità, in senso relazionale. (p. 252)

Vittoria Longoni, “Madre Natura. La Dea, i conflitti e le epidemie nel mondo greco”, Enciclopediadelledonne editrice, Milano 2021

PASSAPAROLA: FacebooktwitterpinterestlinkedinFacebooktwitterpinterestlinkedin GRAZIE ♥
The following two tabs change content below.

Barbara Mapelli

Barbara Mapelli, pedagogista e saggista, da anni mi occupo, studio e pubblico testi sulle tematiche di genere e lgbtqia+. Ho insegnato Pedagogia delle differenze di genere presso la Facoltà di Scienze della Formazione, Ateneo Bicocca. Attualmente sono nel Consiglio Direttivo della Libera Università delle Donne di Milano, nel Comitato Scientifico della Fondazione Badaracco, e, con altre/i, ho fondato il gruppo di ricerca interuniversitario NUSA (nuove soggettività adulte). Collaboro abbastanza regolarmente con la rivista Leggendaria. I miei ultimi due libri sono “Nuove Intimità”, Torino 2018 e “Nel frattempo. Storie di un altro mondo in questo mondo”, Milano 2020.

Ultimi post di Barbara Mapelli (vedi tutti)

Categorie
0 Comments
0 Pings & Trackbacks

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.