IL MIO PRIMO LIBRO – Toni Maraini

Toni Maraini, 29 dicembre 2021

Come hai fatto a pubblicare il tuo primo libro? In che modo e in quale occasione?
Un progetto per scoprire come tante autrici siano riuscite a dare alle stampe il proprio primo libro.

VUOI SAPERNE DI PIÙ SUL PROGETTO?“]Come è arrivata ciascuna autrice alla stampa del primo romanzo, dei primi racconti Trovare un editore è stato un’impresa? Il successo è stato immediato o faticoso? L’intento è mettere a fuoco il percorso delle scrittrici dal punto di vista più in ombra del processo creativo. Questa la domanda che un giorno di parecchi anni fa Roberta Mazzanti, Silvia Neonato, Liliana Rampello e Bia Sarasini (che purtroppo non c’è più) decisero di rivolgere a scrittrici italiane o che scrivono in italiano per raccoglierle nell’archivio della Società italiana delle Letterate sotto al titolo “Il mio primo libro”.
I testi raccolti sono tutti inediti e l’idea è quella di confrontare non soltanto le esperienze personali ma anche le vie d’accesso e di presenza sulla scena editoriale delle autrici; tra le prime a rispondere al nostro invito Sereni e poi Grazia Livi, Lidia Ravera, Camilla Salvago Raggi, Elvira Dones… Prestissimo leggerete gli inediti di Bianca Pitzorno, Loredana Lipperini, Lia Levi, Chiara Mezzalama, Maria Rosa Cutrufelli, Elvira Mujčić, Sandra Petrignani, Chiara Valerio, Giulia Caminito, Beatrice Masini e tante, tante altre.

Tutti verranno pubblicati prima sul Letterate Magazine della Sil e poi raccolti nell’archivio e, chi sa, in un libro (vedi on line nel sito della Sil quelli raccolti alla voce “Il mio primo libro”). Creare un archivio significa mettere a disposizione una memoria dei percorsi, delle opportunità, degli ostacoli, degli incontri, della determinazione che hanno portato donne di talento a trasformare la propria passione per la scrittura in quell’amato e sognato oggetto concreto, un libro che si può aprire e leggere.

Tra gli scritti più preziosi c’è quello di Clara Sereni, perché se n’è andata nel 2018. Scrive di come riuscì a pubblicare nel 1974 il suo primo libro, “Sigma Epsilon”, un romanzo fantascientifico, la cui protagonista è una giovane sessantottina che le assomiglia molto. Proprio ora lo ha ripubblicato (era introvabile) la casa editrice Ali&no. Chi ama Clara Sereni potrà dunque aggiungere due tasselli alla sua conoscenza: il nostro testo e il romanzo ripubblicato e recensito per LM da Paola Èlia Cimatti. È un testo in cui narrava – come nel suo ultimo memoir, “Via Ripetta 155” uscito nel 2015 – l’impegno politico della sua generazione.

Silvia Neonato, direttrice di LM, è la curatrice del progetto, alla cui realizzazione partecipano Roberta Mazzanti (editor), Anna Maria Crispino (direttora di Leggendaria), Viola Lo Moro (poeta, socia della libreria delle donne Tuba a Roma), la presidente della Sil Elvira Federici, Maristella Lippolis (scrittrice), Gabriella Musetti (editrice e poeta). Molte altre stanno collaborando tra cui Clotilde Barbarulli e Luisa Ricaldone.

Silvia Neonato


«Avevo letto di una giovane donna, Alice de Bourgotte, che si era fatta murare a Parigi in una cella nella recinzione sovrastante un ampio spiazzo rifugio di donne e uomini reietti, mendicanti, fuggiaschi, ribelli, eretici…». Era il 1974, la scrittrice viveva in Marocco. Poi le vacanze in Italia e la partecipazione a un premio letterario. Nel 1976 la pubblicazione

Di Toni Maraini

Il mio primo libro – “Anno 1424” – pubblicato in Italia da Marsilio nel 1976, lo scrissi quando vivevo in Marocco. In quei primi anni Settanta il Marocco attraversava una plumbea e repressiva fase politica. La mia casa era stata un giorno perquisita dalla polizia. Continuando a collaborare con quanti portavano avanti un pacifico lavoro d’impegno culturale e sociale – lavoro che conterà per l’uscita del paese da quel periodo e l’avvento di tempi migliori -, trovavo nel contempo rifugio solitario nello scrivere e dedicarmi a studi e ricerche. Volgendomi ai secoli medievali per documentare il rapporto tra le poetesse provenzali e la poesia della Spagna musulmana, mi ero poi inoltrata nel periodo europeo di guerre, miserie, carestie, ingiustizie, rivolte, insurrezioni, con sottofondo di peste, degli albori del secolo 15mo. Avevo letto di una giovane donna, Alice de Bourgotte, che si era fatta murare a Parigi in una cella nella recinzione sovrastante un ampio spiazzo – quello del Cimitero degli Innocenti – rifugio di donne e uomini reietti, mendicanti, fuggiaschi, ribelli, eretici, predicatori, giullari, saltimbanchi e altro ancora, che la giovane osservava da una esigua apertura della cella. Quel luogo, i personaggi, l’epoca mi avevano assai interessata. Dopo accurata ricerca documentaria, scrissi in pochi mesi il mio libro. Era il 1975. Nessun intento di scrittura sperimentale o altro, ma il desiderio di rendere tutto quello in una narrazione e riflessione nel contempo storica e metaforica su un mondo in crisi e una umanità vittima e ribelle in cerca di salvezza e nuove risposte.

Recatami per le vacanze in Italia, portai con me il testo. Trovare un editore? Impossibile per me che da più di un decennio ero del tutto estranea ad ogni ambiente italiano. Ma un vecchio amico siciliano che viveva a Roma e avevo un giorno incontrato, Pietro Buttitta, mi suggerì di mandare il mio testo in lettura al premio Inedito Nazionale di Milano. Così feci. Poi ripartii. Con mia grande sorpresa, ricevetti un giorno una lettera di Maria Corti dove mi informava che la giuria aveva deliberato di aggiudicarmi il secondo premio. Sì, quella fu una grande sorpresa, e il resto fu un susseguirsi di sorprese.

Buttitta aveva preso l’iniziativa di portare il manoscritto a Venezia dal suo amico Cesare De Michelis, allora responsabile delle edizioni Marsilio, e De Michelis aveva deciso di pubblicarlo. Il medioevo non era ancora divenuto con Eco un tema accattivante, ma quella pagina di storia sembrava racchiudere questioni di sottesa attualità e simbolica pregnanza per lettrici e lettori moderni. L’editore mi chiese a chi volevo rivolgermi per una prefazione. Di fatto, già sin dal mio viaggio in Italia col manoscritto nella valigia, lo avevano letto alcune persone a me vicine, ma era loro sembrato troppo strano e assai poco letterario. Lo aveva letto anche Alberto Moravia che mi aveva invece molto incoraggiata e aveva scritto su quella metafora storica una nota stringata e lucida che denunciava quanto si profilava di convulso e drammatico nei tempi moderni. Io però, preferendo restare libera da ogni nota connessione, non volli usare quella prefazione, mi rivolsi a Maria Corti e il libro uscì con una sua prefazione. Moravia capì e non si adombrò. Altre sorprese? Il libro non si trovava facilmente nelle librerie, ma aveva ricevuto delle belle recensioni e fu incluso nella cinquina finalista del Premio Strega 1977.

Per l’occasione, e alquanto stordita e intimidita, viaggiai dal Marocco a Roma. Esperienza piuttosto fantozziana!… Senza ascoltare chi mi consigliava di restare a vivere in Italia ed occuparmi di quell’inizio di carriera letteraria, ero subito ripartita, ben contenta di farlo! La parola ‘carriera’ non aveva senso alcuno per me, né mi trovavo ad agio in un mondo che avevo polemicamente lasciato alle spalle da giovane e un ambiente letterario a me estraneo, anche se, di fatto, esisteva allora, a controcorrente della cultura ufficiale, una vivace, impegnata e variegata realtà alternativa che aveva accolto quel mio strano primo libro e mi aveva sostenuta e prestato attenzione. Tuttavia, più importante e interessante era per me continuare a vivere, produrre e impegnarmi in Marocco. E così feci.

Circa quindici anni dopo, nel 1991, quando le Edizioni La Luna di Palermo mi proposero di ripubblicare il libro – da me rivisto in alcuni punti e da loro adesso intitolato “La Murata” – utilizzai la prefazione che a suo tempo aveva scritto Moravia: la sua analisi e denuncia dei problemi e sfide che avrebbero sempre più agitato il mondo s’era avverata giusta negli anni. Il libro passò inosservato; gli anni Settanta erano lontani, gli spazi di libera cultura alternativa erano stati erosi da una politica editoriale sempre più agguerrita, in cerca di glamour mediatico e mercantile (un libraio mi disse che le possenti case editrici pagavano per aggiudicarsi il posto in vetrina…), e il mondo culturale ufficiale sembrava più asfittico e provinciale. Avevo altro cui pensare e in cui impegnarmi.

Il messaggio di Alice de Bourgotte sull’intreccio tra il mondo esterno e interno a noi e il ruolo della coscienza aveva rafforzato il mio modo esistenziale e mentale di essere e restare una libera outsider. Vi furono comunque persone che con animo aperto lessero quella nuova edizione del libro; un paio di librerie e associazioni lo presentarono, dei giovani attori ne fecero una performance, la pittrice spagnola Susana Talayero se ne ispirò per sue varie istallazioni, qualcuno mi scrisse da un Ashram dell’India… Come dire che per la vita di un libro conta il percorso dei suoi incontri che si dipanano nel tempo, anche quando poi lo si ritrova mezzo secolo dopo approdare su una bancarella di libri usati al mercato…


Toni Maraini (nome d’arte di Antonella Maraini), scrittrice, storica d’arte, studiosa del Maghreb. Nata in Giappone nel 1941 (detenzione Campo Concentramento 1943-45). Ritorno in Italia, 1946. Dopo gli studi in Italia, Inghilterra, Stati Uniti e Francia, ha vissuto tra il 1964 e il 1987 in Marocco, dove ha insegnato, fatto ricerche, partecipato ad attività artistiche pioniere e pubblicato vari studi, antologie e libri.

Nel 2008 ha ricevuto ‘La Palme de Marrakech’ per gli scritti d’arte su Marocco e Maghreb. Ha pubblicato saggi, articoli, antologie poetiche, libri in Italia e all’estero; ha tradotto e presentato autrici e autori del Maghreb. Ha diretto il Fondo Alberto Moravia (Roma 1991/2007). Tra alcuni premi: Premio Donna Città di Roma (1988), Premio Sabaudia (2001), Premio Mondello (2007). Collabora con la rivista ‘Horizons Maghrébins’ (Università di Toulouse). Risiede a Roma.

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Redazione LM

Scritture, politiche, culture delle donne. E non solo. Alla ricerca di parole, linguaggi, narrazioni che interpretino e raccontino cambiamenti e spostamenti in corso. Nello scambio tra lettrici, autrici e autori – e personagge. REDAZIONE: Silvia Neonato (direttrice), Giulia Caminito, Laura Marzi, Loredana Magazzeni, Gisella Modica, Gabriella Musetti, Sarah Perruccio

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