Un libro di Anna Maria Monteverdi sull’importanza delle donne della scena teatrale dal Novecento a oggi
Di Sarah Perruccio
Anna Maria Monteverdi con il suo “Scenografe. Storia della scenografia femminile dal Novecento a oggi” restituisce alle donne della scena il posto che a loro spetta. In questo excursus che, partendo dalle avanguardie russe arriva alla contemporaneità, si incontrano grandissime artiste e si rivedono- anche grazie al corredo di immagini presenti nel volume, foto di bozzetti, plastici e scenografie- opere che hanno fatto la storia del teatro.
Le scene di Marat/Sade di Peter Brook, L’uccello di fuoco dei Balletti Russi di Diaghilev, e di molti celebri lavori di Samuel Beckett, Luca Ronconi, Carlo Cecchi (per citare solo alcuni dei nomi più noti) riacquistano la loro firma, ed è una firma di donna. È questo il primo lavoro in italiano che si propone tale compito inserendosi in un percorso già esistente di restituzione di visibilità a queste artiste – più o meno dimenticate- che ha ad esempio permesso di chiamare correttamente Sophie Taeuber-Arp, “fondatrice” e non più “participating girlfriend” del Dada. O di ricordare che Edith Craig non fu solo la sorella del geniale Gordon ma lei stessa prodigiosa scenografa, costumista e stage manager, oltre che la prima regista e fondatrice della prima compagnia teatrale di sole attrici. A lei sono succedute molte donne ritenute geniali, che hanno lavorato nelle produzioni più importanti ma che la narrazione comune della storia del teatro lascia in ombra.
Impossibile non amare le opere e la personalità di una donna come Natal’ja Gončarova, tralasciare Titina Maselli, Lila De Nobili, non sapere chi sia Chloé Obolensky. Questo volume racchiude in sé molte delle esperienze di scenografia del passato secolo, dimostrando ancora una volta come il teatro di regia si sia sviluppato imprescindibilmente in accordo con una costante ricerca sullo spazio, e racconta anche il presente della scena, spesso fatto di lavori iper-tecnologici, di intersezioni tra performance, arte e teatro, di scenografie memorabili per concerti e grandi eventi dove dominano, tra gli altri, nomi quali Es Devlin, Rosa Sànchez (Kòniclab), Cristiana Picco (Giò Forma).
Un volume ricco, corredato anche di due saggi in appendice firmati da Vittorio Fiore (su Gae Aulenti) e Mauro della Valle (sulla scenografia per l’Opera); il prezioso riferimento ai molti archivi consultati e accessibili online; stralci delle interviste dell’autrice alle scenografe dei nostri giorni.
Un volume che ci avvicina alla potente materialità del teatro attraverso uno dei suoi pochi aspetti non impermanenti nelle opere delle più influenti scenografe, dal Novecento a oggi.
Anna Maria Monteverdi, Scenografe. Storia della scenografia femminile dal Novecento a oggi, Roma, Dino Audino editore, 2021.
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«Vado In Rojava»
La regista e attrice Roberta Lena scrive un diario per narrare e contenere l’angoscia: sua figlia Eddi è partita per il fronte iracheno dove combattono i curdi. Per capire e vedere coi suoi occhi.
Di Gisella Modica
«Mammacita tra una settimana parto». «Dove vai?» «In Rojava».
Eddi, la figlia, 27 anni, vuole assistere a una situazione di trasformazione radicale di una società, unica al mondo «per farne tesoro e rivoluzionare anche la nostra società e la nostra vita». E soprattutto «raccontarla». È il 6 settembre 2017 e la madre, Roberta Lena, regista e attrice, inizia a scrivere un diario, “Dove sei?”, per contenere l’angoscia di quel viaggio che non vuole ostacolare perché i figli, oltre una certa età, non sono più delle madri «ma del mondo». Ostacolarla non le farebbe cambiare idea. Roberta vuole saperne di più della causa curda, creduta finora «un mito da centro sociale». Si documenta e si rende conto che «è lo specchio della nostra democrazia».
Nasce così attraverso la scrittura un nuovo rapporto madre-figlia, in cui non di rado sarà Eddi a congratularsi con Roberta per l’appoggio ricevuto. Ma non sarà facile per Roberta, che si chiede quale sia la strada migliore da percorrere in questi casi. «Soffocare il proprio senso di protezione e incoraggiare la scelta, costi quel che costi?». «Farsi così finalmente accettare dalla figlia, affinché la figlia accetti sè stessa?». Ma tutto si sbriciola dentro di lei quando scopre che la figlia ha anche preso in mano un Kalashnikov. Quell’arma lei «non sa dove collocarla dentro di sé». Cosa ha sbagliato nella sua educazione? L’ha forse svezzata troppo presto? «È una madre irresponsabile per non averla fermata?» O Forse Eddi rappresenta quella parte ribelle di sé, che non ha mai voluto portare a compimento «per vigliaccheria», restando una borghese? Nessun genitore che lei frequenta a Torino è in grado di comprendere il suo dramma – oggi chi ha un figlio in guerra? – e le rende l’attesa insopportabile. Le persone che prima la circondavano adesso le fanno «orrore» per il loro perbenismo. O forse la figlia è più sicura nel nord della Siria, che non in Italia, dove è stata trattata come una terrorista, processata e posta agli arresti domiciliari perché NO TAV? A sostenerla sono infatti “Le mamme in piazza per la libertà di dissenso” che vivono tuttora la tragedia dei figli NO TAV arrestati, e di cui Roberta Lena fa parte.
È il 15 Marzo 2018, Roberta non riceve da settimane notizie e la paura che possa essere morta la attanaglia. Una storia vera, una scrittura fulgida e incalzante, un rapporto madre figlia che si reinventa, e in mezzo le storie della madri dei NO TAV, le amare riflessioni sulla restrizione del dissenso in Italia, e i sorrisi delle guerrigliere curde morte ad Afrin nel marzo 2018.
Parte del ricavato delle vendite del libro andrà a finanziare la Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia onlus.
Roberta Lena, “Dove sei?”, People 2020, Gallarate (VA)
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Dogaresse e pescatrici
Guida fotografica e illustrata per raccontare Venezia e le donne, le sante e le dee che per secoli l’hanno abitata
di Loredana Magazzeni
Uno splendido libro da regalare, in carta patinata e miriadi di illustrazioni a colori (500 fotografie e 150 ritratti disegnati), per raccontare la storia di Venezia attraverso le donne che l’hanno popolata, protetta, resa famosa nel mondo e accompagnata nel tempo. “Donne Sante Dee. Guida ragionata alla città di Venezia” è una ricerca appassionante, che spazia dal mito alla moda, dalla storia alla letteratura, inquadrando le donne nel loro ruolo lavorativo e sociale (attrici, dogaresse, speziali e guaritrici, pescatrici, maestre merlettaie…) oltre alle sante, alle beate, alle scrittrici. Un atto di amore per la città e per le donne tutte, una guida preziosa che entra nel novero delle varie “guide sentimentali” di altre città, che le donne stanno scrivendo per riscoprire ed amare il protagonismo femminile in tutte le arti e nella storia. Le autrici appassionate, Antonella Barina e Daniela Zamburlin sono accomunate dall’essere entrambe giornaliste professioniste, poeta e drammaturga l’una, studiosa di tradizioni popolari e di storia delle donne l’altra.
Antonella Barina, Daniela Zamburlin, “Donne Sante Dee. Guida ragionata alla città di Venezia”, Venezia, MAREdiCARTA, 2021
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Amarsi un po’
Quindici racconti di Maristella Lippolis per narrare la capacità di reagire, il coraggio, l’aiuto delle amiche. Conditi con piatti della cucina ligure
di Loredana Magazzeni
“Abbi cura di te”, quindici racconti di Maristella Lippolis accomunati dall’aver cura di sé, come insegna il pensiero delle donne, che per secoli hanno trascurato questo tratto di autostima, sovrastimando l’aspetto della cura degli altri. In ciascun racconto la protagonista è alle prese con un ricordo, una difficoltà, un momento speciale dell’esistenza, un’illuminazione in cui da sole o con l’aiuto di un’amica si riprende il bandolo della propria vita, lasciandosi condurre da piccoli gesti, sapori, odori, gli stessi che completano il libro con una sezione speciale, dal titolo «Qualcosa di caldo, qualcosa di buono”. Diciassette ricette, di tradizione ligure ma non solo, ci fanno toccare con mano gli odori, i sapori e le atmosfere che aleggiano come promesse di cura, perché “ora ha fatto anche questo: ha preso quel nodo in mano, l’ha tolto dal cuore e l’ha posato accanto a sé (…) perché le storie salvano, e tutti i dolori sono sopportabili se li si fa entrare in una storia».
Maristella Lippolis, “Abbi cura di te”, Racconti, Silvi Marina (PE), Ianieri Edizioni, 2021
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Il cuore tra poesia e medicina
Spaziando fra storia sociale, arte, religione, poesia, Claudia Pancino indaga tra parole e illustrazioni anche i primi cuori nelle tavole scientifiche, il cuore di Gesù e gli emoticon
Di Loredana Magazzeni
Perché scrivere una storia del cuore? Perché in ogni tempo il cuore ha rappresentato la sede dell’esistenza e ha popolato le pagine della letteratura anche come metafora della centralità dell’amore nella vita umana. Spaziando fra storia della medicina, storia sociale, storia dell’arte, religione, poesia, letteratura e indagando anche parole e simboli di uso quotidiano, dai primi cuori rappresentati nelle tavole scientifiche al cuore di Gesù ed agli ex voto, dai cuori della letteratura cortese agli emoticon del presente, Claudia Pancino in “Cuore. Storia, metafore, immagini e palpiti” ripercorre da storica sociale il significato di uno dei simboli più potenti di ogni tempo, corredando il prezioso libriccino di bellissime illustrazioni da miniature mediche antiche, reliquiari, graffiti rupestri, fumetti, murales, tatuaggi, con una ricca bibliografia di fonti e una sezione di testimonianze e documenti.
Claudia Pancino, “Cuore. Storia, metafore, immagini e palpiti”, Roma, Fefè Editore, 2020
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