I nostri occhi parlano la stessa lingua

Michela Marocco, 4 dicembre 2021

Dal deserto del Messico al mar Mediterraneo oltre cinquanta autrici straniere e italiane raccontano di sé: l’isolamento del Covid e lo straniamento, ma anche l’importanza di studiare e stare insieme a scuola. Questo e tanto altro nel nuovo volume “Lingua Madre Duemilaventuno. Racconti di donne straniere in Italia”

Di Michela Marocco

I nostri occhi parlavano la stessa lingua. I loro occhi erano i miei” scrive la vincitrice della XVI edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre Natalia Marraffini. E proprio di sguardi unici eppure universali è ricca la nuova antologia Lingua Madre Duemilaventuno. Racconti di donne straniere in Italia, che raccoglie le storie, le emozioni, le testimonianze delle autrici selezionate per la pubblicazione dell’edizione 2021 del Concorso Lingua Madre.

Sguardi, incontri con l’Altra e con la vita, più eloquenti di tante parole per chi spesso è costretta al silenzio ma invece ha molto da dire, come donna e come migrante. Questi sguardi riescono a farsi voce grazie al Concorso letterario nazionale Lingua Madre, progetto permanente di Regione Piemonte e Salone Internazionale del Libro, nato nel 2005 e ideato e diretto da Daniela Finocchi, che da diciassette anni offre un luogo autentico di espressione e rappresentazione del sé per le donne straniere in Italia e per le donne italiane che vogliano farsi tramite di culture altre.

Un caleidoscopio di narrazioni diverse eppure estremamente simili che portano lettrici e lettori alla scoperta di mondi tanto lontani quanto vicini al personale vissuto di ognuna e ognuno di noi. Riflessioni oniriche si alternano ai teneri ricordi di snodi focali nella vita delle protagoniste, solo per poi lasciare spazio a storie di pura fiction dal ritmo serrato, che lasciano senza fiato.

In tutto questo sono sempre presenti, come scomodi personaggi sullo sfondo da cui non si può sfuggire, l’isolamento, la solitudine, l’incertezza in cui tutte e tutti abbiamo vissuto. Sono molti infatti i racconti a sondare l’intimità forzata delle mura domestiche, fornendo un’importante testimonianza della surrealtà creata dalla pandemia da Covid-19, narrazioni che con semplicità e potenza riportano la complessità emotiva della nuova quotidianità in cui le autrici, e non solo, sono coinvolte. E tuttavia dai racconti contenuti in questa antologia emerge centrale, quasi come a voler creare un potente contraltare di speranza e riscatto, la centralità della scuola, dell’istruzione, dell’apprendimento in ogni sua forma.

La scuola è un tema forte nelle storie delle stesse vincitrici della XVI edizione del Concorso, come la già citata Natalia Marraffini, che ne La straniera segreta attraverso il duplice ruolo di studente prima e docente poi, individua la classe come uno spazio in cui, grazie al confronto con le altre e gli altri, arriva alla conoscenza di se stessa, perché è con il rispecchiamento reciproco che l’autrice, e con lei chi legge, imparano il rispetto e l’autodeterminazione.

Un’esperienza simile determina il percorso di Lala Hu che nell’autobiografico In cerca di una Heimat valorizza l’importanza della scuola come luogo di pari opportunità in cui, grazie a forza e determinazione, la voce narrante ha potuto realizzarsi non solo dal punto di vista professionale ma anche personale. Anche Noreen Nasir racconta il suo rapporto con l’istruzione che prende la forma, nel racconto Questo è il tuo compito e posto, di un importante percorso di emancipazione, riuscendo a dimostrare che essere donna non è un limite, non solo a se stessa ma anche a tutte quelle bambine e donne cui viene impedito di studiare e realizzare le proprie aspirazioni.

Questo fil rouge legato alla scuola continua anche nelle parole dell’italiana Lorena Carbonara che in Ferma zitella racconta la drammatica storia di Concetta, Cettina, vista attraverso lo sguardo senza pregiudizio e carico di dolcezza di una coetanea, amica, straniera. Il profilo delle due protagoniste si delinea poco a poco, saldando un’amicizia femminile profonda tra soggettività profughe per motivi differenti. Questa relazione si cristallizza proprio attraverso l’apprendimento dell’italiano scritto in una chiesa abbandonata. Ecco quindi che il tema dell’istruzione si ripresenta cambiando ancora una volta faccia: saranno proprio quelle lezioni il fondamentale strumento di rivalsa per la donna migrante che riuscirà così a cambiare un destino che sembrava segnato, una sorte che invece non appartiene a Cettina, schiacciata dal pregiudizio e dall’ignoranza.

E ancora gli occhi delle autrici raccolte in Lingua Madre Duemilaventuno abbracciano spazi sterminati come il deserto messicano o il mare Mediterraneo oppure si concentrano sui piccoli dettagli di un giardino di cui prendersi cura. Osservano la maternità, la distanza, l’amicizia, la malattia, il pregiudizio, il lavoro riuscendo a declinare in infinite sfaccettature tematiche che possono riguardare tutte e tutti noi, lettrici e lettori, donandoci un fondamentale, sempre nuovo, punto di vista.

Sono tanti e molteplici quindi gli sguardi raccontati in questa antologia, sguardi che prendono corpo attraverso la scrittura, sguardi di donne che guardano caparbie a un mondo in cui le differenze possano unire invece di separare.

Un flusso di relazioni mai interrotto in grado di mettere in contatto le protagoniste in questo tempo sospeso che avvolge tutte e tutti. E il desiderio di alcune ravviva quello delle altre, che si era magari sopito, bloccato, per farsi ancora una volta, messaggio di fiducia e speranza per un futuro differente.

AA. VV. “Duemilaventuno. Racconti di donne straniere in Italia”, edita da SEB27, 2021

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Michela Marocco

Michela Marocco (Moncalieri, 1987) vive a Chieri, in provincia di Torino. Dopo la laurea in Letterature Moderne Comparate presso l’Università degli Studi di Torino, si trasferisce a Edimburgo, dove studia e lavora per due anni. Ritorna in Italia per seguire un master in Storytelling & Performing arts alla Scuola Holden di Torino, specializzandosi in Crossmedia. Ha seguito diversi progetti in ambito museale con importanti realtà torinesi come il Museo Egizio e Lavazza. I suoi racconti “Elisabeth e Margherita” e “Il Movimento di Liberazione delle Statue” sono pubblicati nelle antologie Sedici ritratti per Torino e Diciotto sculture per Torino, edite da Neos Edizioni rispettivamente nel 2019 e nel 2021. Dal 2018 collabora con il Concorso letterario nazionale Lingua Madre, come responsabile della comunicazione.

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