Quando nel 1973 le allora giovani donne si ritrovarono tra le mani il libro di Elena Gianini Belotti Dalla parte delle bambine. L’ influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita, si spalancò loro un mondo di riflessioni che avevano un immediato riscontro con la vita materiale e quotidiana e con la scoperta del femminismo.
Quel piccolo prezioso libro svelava gli inganni di un’educazione improntata alla conservazione dei ruoli femminili e maschili, di cui le madri erano complici più o meno consapevoli: per le figlie un motivo in più per prendere le distanze da quel modello materno e cercare nuovi riferimenti teorici e pratici a cui affidarsi. L’autrice era una maestra, figlia di una maestra, e quel libro era nato da una sua attenta e lunga osservazione dei comportamenti dei bambini nelle scuole dell’infanzia. Dirigendo il Centro nascita Montessori di Roma per vent’anni, in cui le gestanti venivano preparate psicologicamente e praticamente al compito di madri rispettose dell’individualità del bambino, aveva potuto mettere in pratica le teorie che andava elaborando sul campo, e che erano al centro del suo insegnamento in un Istituto professionale statale per assistenti all’infanzia.
Da allora Elena Gianini Belotti ha scritto saggi che hanno proseguito la sua indagine nelle pieghe degli stereotipi sull’infanzia, sul femminile e sulla vecchiaia, svelandone gli inganni. Alcuni titoli: Che razza di ragazze, Savelli, 1979; Prima le donne e i bambini, Rizzoli, 1980; Non di sola madre, Rizzoli, 1983; Amore e pregiudizio. Il tabù dell’età nei rapporti sentimentali, Mondadori, 1988.
Ha scritto però anche bellissimi romanzi che hanno trasformato alcuni di quei temi in narrazioni coinvolgenti. La sua è una voce particolare, riconoscibile, spesso velata di malinconia e di ironia; la malinconia di donne che sanno condurre la vita che hanno scelto per sé, con disincanto e consapevolezze sempre nuove, come in Apri le porte all’alba (Feltrinelli 1999); l’ironia di chi alle soglie della vecchiaia sa guardare ai propri desideri con realismo, come le personagge protagoniste dei racconti di Adagio un poco mosso (Feltrinelli 1993); o l’autobiografia con animali del bellissimo Voli (Feltrinelli 2001); per arrivare a Onda lunga, ripubblicato da Nottetempo nel 2013, un viaggio agrodolce negli umori e nelle risorse della vecchiaia. E altri ancora, anticipando di vent’anni temi come la violenza maschile che nasce dall’incapacità di accettare la libertà femminile, dal bisogno patologico del possesso.
Ma resta unico e indimenticabile il romanzo Prima della quiete, (Rizzoli 2003). Racconta la storia di Italia Donati, una giovane maestra vittima come tante altre di una società patriarcale e misogina e di una legislazione arretrata che penalizzava quella che di fatto rappresentava la prima forza lavoro intellettuale femminile, l’unico lavoro che permetteva alle ragazze una forma se pur timida di emancipazione. Dopo due anni di vessazioni, maldicenze e tentativi di violenza subiti da parte del sindaco del paese delle campagne toscane dove era stata destinata (allora erano i sindaci ad avere la totale potestà sulle maestre), Italia Donati si suicidò nel 1883 lasciandosi annegare in un canale.
Il clamore che ne derivò contribuì a riformare quella condizione anche sul piano legislativo; ci furono articoli e inchieste sul Corriere della Sera e Matilde Serao per il Corriere di Roma scrisse un articolo vibrante di indignazione dal titolo “Come muoiono le maestre”. Un romanzo coinvolgente, scritto con una voce narrante che dosa gli eventi creando un grande pathos. L’autrice riserva a sé il primo e ultimo capitolo, dove racconta usando la prima persona di come è arrivata a scrivere quella storia, a indagare sul campo nei luoghi dove tutto avvenne, quasi in dialogo con la sua personaggia. Un romanzo che merita di essere riletto, ma che come la maggior parte dei suoi libri, non si trova più in circolazione.
Per tutti questi motivi la SIL ha deciso di proclamare Elena Gianini Belotti Socia onoraria. Oggi la nostra nuova socia conduce una vita molto ritirata, lontana da ogni frequentazione. Quando ci siamo parlate per telefono, dopo qualche esitazione e stupore, è stata contenta che ci fossimo ricordate di lei. Speriamo che possa essere con noi il giorno 8 maggio, ma comunque ci sarà.
PASSAPAROLA:








Maristella Lippolis

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