La figura di Alice Ceresa (Basilea, 1923 – Roma, 2001) e l’attualità della sua scrittura sono stati oggetto di un rinnovato interesse, quasi un amore, da parte della critica femminista, che ne ha rimarcato in più occasioni la rilevanza nel mettere al centro la lotta al patriarcato, e dunque ai suoi costrutti anche linguistici, e la condizione femminile.
Una rilevanza, quella di Ceresa, ancora più sorprendente se guardiamo alla precocità della sua scrittura (“La figlia prodiga”fu pubblicata da Einaudi nel 1967) che è antecedente al 1968 e dunque si pone agli albori del movimento delle donne e ne prefigura alcuni esiti.
Uno sguardo distante e distaccato, quasi un filtro ottico (Giusi Montali) permette alla scrittrice di osservare la sua vita e l’ambiente familiare, la figura paterna, le relazioni familiari come un entomologo che registri parametri universali e li offra all’osservazione altrui con precisione scientifica.
Nata a Basilea, vissuta a Bellinzona, fuggita a Zurigo a 16 anni, approdata infine a Roma, sospesa tra due lingue, l’italiano e il tedesco, Ceresa incontra e stringe amicizia a Zurigo con intellettuali antifascisti come Franco Fortini e soprattutto Ignazio Silone, che la invita a collaborare alla rivista “Tempo presente”. Frequenta la società letteraria degli anni Sessanta e su invito di Goffredo Parise partecipa al Premio Viareggio, che vince nella sezione Opera prima, con il romanzo La figlia prodiga.
Con questo libro Ceresa traccia una figura nuova e originale nella storia letteraria italiana, che ha conosciuto solo quella evangelica del figlio prodigo, colui di cui si festeggia il ritorno. La figlia prodiga non riceve festeggiamenti paterni, non è previsto neppure che possa esistere e agire con successo, né riceve approvazione una donna che dilapidi generosamente il patrimonio ricevuto. A questa forma di diseguaglianza Ceresa si rivolge, analizzandola in modo scientifico, sulla scorta di opere come l’Enciclopedia di Diderot o del nascente Manifesto di rivolta femminile di Carla Lonzi: col suo “Piccolo dizionario dell’ineguaglianza femminile”, uscito postumo nel 2007, per la cura di Tatiana Crivelli, restituisce sotto forma di voci tematiche il mondo simbolico del patriarcato, prendendone le distanze e congedandosi definitivamente da esso. Quella di Ceresa è una sfida simbolica e filosofica, un atto di libertà che si dipana ridefinendo, come auspicava Luisa Muraro, l’ordine simbolico della società.
Da una costellazione di autori e autrici che amano questa autrice innovativa e defilata, è costituito il patrimonio saggistico dell’”Abbecedario della differenza”, a cura di Laura Fortini e Alessandra Pigliaru, che hanno affidato a ciascuno la presa in carico e la riscrittura di una analoga “voce” del “Piccolo dizionario dell’ineguaglianza femminile”.
Ne è scaturita una cartografia di storia delle idee, come scrive Pigliaru, una mappatura delle rappresentazioni del mondo, nel tentativo più ampio di ridefinire la costruzione dei rapporti fra generi e quello fra vincitori e vinti. Alcune voci, come Animale o Deserto o Altro sembrano preveggenti rispetto agli attuali studi sulle differenze biologiche tra umano e non umano, oggi riprese dall’antispecismo, e dall’eco-femminismo, come nota ancora Pigliaru.
Altro è colui, colei che vive in un altro corpo, verso cui agiamo una responsabilità politica, come politica è la responsabilità verso noi stesse e il nostro corpo.
In attesa del prossimo convegno del 22 aprile 2021, dal titolo Cantiere Ceresa, proprio per sottolineare il carattere sperimentale e in costruzione dei lavori su questa scrittrice-ricercatrice della lingua e del mondo simbolico, leggiamo i brevi saggi compresi nell’Abbecedario, che si devono, oltre alle curatrici a Patrizia Zappa Mulas, a Monica Farnetti, Chiara Zamboni, Tatiana Crivelli, Liliana Rampello e a un nutrito gruppo di letterate della Società Italiana delle Letterate, che sul suo sito ospita l’apparato filologico al “Piccolo dizionario dell’inuguaglianza femminile”, messo a punto per la pubblicazione nel 2007 (per le edizioni nottetempo), oltre a numerosi materiali scaturiti dal convegno del 21 marzo 2015, dedicato alla scrittrice.
Tra le curatrici delle numerose ed enciclopediche voci, dai titoli come Norma, Moda, Lavoro, Bellezza, Coscienza ed altre, ci sono le storiche e le giovani socie SIL, come Paola Bono, Barbara Bonomo Romagnoli, Cristina Bracchi, Maria Rosa Cutrufelli, Valeria Gennero, Francesca Maffioli, Laura Marzi, Nadia Setti, Stefania Tarantino e Ida Travi.
I brevi saggi compresi sono delle micce innescate su una infinita possibilità di sviluppo ulteriore di ricerca e sulla costellazione di reti e figure possibili attorno a questa scrittrice che ha voluto lei stessa essere generosa, prodiga di promesse di cambiamento e di tentativi virtuosi e coraggiosi e sempre rinnovati di porsi domande mai pacificanti su noi stesse e sul mondo.
Laura Fortini, Alessandra Pigliaru, a cura di, Abbecedario della differenza. Omaggio ad Alice Ceresa, nottetempo, 2020
PASSAPAROLA:








Loredana Magazzeni

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