I baci mancati della madre

Michela Marocco, 02 gennaio 2021

“Tu sei come la luna, mille e una sola” dice l’amata abuela a Lulubell, ovvero Yeniffer Lilibell Aliaga Chávez, vincitrice del Primo Premio al XV Concorso letterario nazionale Lingua Madre. E proprio come la luna sono i racconti contenuti nella nuova antologia Lingua Madre Duemilaventi. Racconti di donne straniere in Italia, edita da SEB27.

Una raccolta di storie uniche ma universali. Vite agli opposti che si incontrano. Dialoghi tra generazioni. Immagini nitide e luminose della terra di origine che evocano madri reali e simboliche. Le radici che si confondono con la modernità dei voli aerei. 

Da quindici anni il Concorso Lingua Madre – progetto permanente della Regione Piemonte e del Salone Internazionale di Torino, ideato da Daniela Finocchi nel 2005 – dà voce alle donne migranti in Italia e con il tempo è andato a costituire un vero e proprio archivio ricco e variegato di storie, emozioni, testimonianze. Un patrimonio della letteratura migrante femminile che restituisce uno spaccato della società in cui viviamo, delle sue evoluzioni e dei suoi conflitti, visto attraverso uno sguardo schietto, imparziale, non edulcorato che non rinuncia però alla speranza verso il futuro. Una memoria collettiva in cui tutte e tutti possono riflettersi, come in uno specchio, per capire qualcosa in più su di sé e sul mondo. Caratteristiche queste che stanno al cuore del volume Lingua Madre Duemilaventi, una pietra miliare per il progetto, che festeggia l’importante anniversario raggiunto in tempi particolarmente critici.

Nonostante l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, il Concorso Lingua Madre non si è fermato, proclamando le vincitrici della XV edizione, pubblicando la nuova antologia e continuando a svolgere le proprie attività online, su un sito interamente rinnovato inaugurato proprio quest’anno. Un segno di speranza e continuità per tutte le donne, e non solo, che seguono quotidianamente il progetto. 

Forse proprio la particolarità della situazione in cui questo volume ha visto la luce rende le storie in esso contenute ancora più rilevanti, come voci da un passato così prossimo eppure così diverso dal presente.

E così incontriamo Berivan, protagonista di una storia incandescente e intensa, priva di enfasi, che le autrici del racconto scritto a quattro mani hanno scelto efficacemente di teatralizzare. Una rara testimonianza curda di prima mano che viene così sviluppata attraverso due momenti, quello della memoria e quello scenico, che riescono a evidenziare come la costruzione dell’identità non sia mai un processo lineare. 

Incontriamo Lillibell che in una storia profonda ed equilibrata delinea un’identità di confine, multiforme, e un possibile dialogo tra generazioni e modi di vita diversi. Una sinfonia di parole scritta su un pentagramma di emozioni e di travolgenti moti dell’anima, dove tradizione e modernità si fondono insieme fino al riconoscimento consapevole della propria omosessualità. 

E incontriamo Maria Felicita che, fra tristezza, spaesata solitudine, speranza, azione taumaturgica dell’amore e osmosi catartica, delinea un percorso di radicamento in cui risulta fondamentale la costellazione di donne con cui l’io narrante entra in relazione.

E poi ancora Tanya, Sayra e Amparo che riemergono dalla violenza per raccontarsi e in quel racconto c’è la cura, lenta ma efficace, alle ferite ancora visibili sui loro corpi.

Ma come i volti della luna, che sono mille e uno solo, i racconti della XV edizione del Concorso Lingua Madre seguono infiniti snodi narrativi sulle tracce di identità in mutamento eppure estremamente solide, del cibo, della tradizione materna che può essere più potente delle parole e sostituire i baci mai ricevuti, della condivisione tra donne che proprio nella scrittura si scoprono e riscoprono, in relazione con se stesse e il mondo che abitano.

Con sguardo lucido e critico attraversano il dipanarsi di vite che non si rassegnano ai pregiudizi e alle discriminazioni. Nella leggerezza e trasparenza dello stile, sfiorano delicatamente i più vari aspetti: la maternità, l’emigrazione, le origini, la neutralità del linguaggio, le violenze. A vincere è la forza delle donne.

 

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Michela Marocco

Michela Marocco (Moncalieri, 1987) vive a Chieri, in provincia di Torino. Dopo la laurea in Letterature Moderne Comparate presso l’Università degli Studi di Torino, si trasferisce a Edimburgo, dove studia e lavora per due anni. Ritorna in Italia per seguire un master in Storytelling & Performing arts alla Scuola Holden di Torino, specializzandosi in Crossmedia. Ha seguito diversi progetti in ambito museale con importanti realtà torinesi come il Museo Egizio e Lavazza. I suoi racconti “Elisabeth e Margherita” e “Il Movimento di Liberazione delle Statue” sono pubblicati nelle antologie Sedici ritratti per Torino e Diciotto sculture per Torino, edite da Neos Edizioni rispettivamente nel 2019 e nel 2021. Dal 2018 collabora con il Concorso letterario nazionale Lingua Madre, come responsabile della comunicazione.

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