Se ne è andata la scrittrice, sceneggiatrice e attivista femminista Rina Macrelli. Documentò la lotta che Anna Maria Mozzoni intraprese sul finire dell’800 per l’abolizione della prostituzione di stato con l’ormai irreperibile libro “L’Indegna schiavitù”. I suoi interventi su femminismo e lesbismo risalgono agli anni ’70.
Di Nadia Agustoni
Il lungo viaggio di Rina Macrelli è finito il 7 novembre. La scrittrice, saggista, sceneggiatrice e attivista femminista è morta durante la notte nell’ospedale di Cattolica. Era nata a Santarcangelo di Romagna nel 1929 e aveva attraversato la felice stagione della poesia in dialetto romagnolo da molto vicino, creando con gli amici poeti di Santarcangelo “E’ circal de’ giudéizi”, esperienza creativa e culturale di altissimo livello.
Fu per molto tempo lettrice delle prime stesure dei testi che Tonino Guerra, Nino Pedretti, Raffaello Baldini gli sottoponevano per avere un suo parere e in seguito curò alcune raccolte di poesia, una di Gianni Fucci e due di Giuliana Rocchi. Quest’ultima la scoprì leggendola su un giornale locale, le scrisse e non smise mai di appoggiarla e incoraggiarla costantemente.
Dopo la laurea e un’esperienza di studio e lavoro a Parigi si trasferì a Roma dove collaborò come sceneggiatrice a molti film e a programmi per la TV dei ragazzi e quindi, in più occasioni, fu aiuto regista o assistente alla regia per Cavani, Antonioni e altri.
La sua attività culturale si estendeva anche la saggistica in un amalgama che univa militanza e passione politica, da femminista e antifascista senza compromessi. Documentò la lotta che Anna Maria Mozzoni intraprese sul finire del XIX secolo per l’abolizione della prostituzione di stato con l’ormai irreperibile libro “L’Indegna schiavitù” (1980) e scrisse sull’emigrazione e sulla guerra. I suoi interventi su femminismo e lesbismo risalgono agli anni ’70. Una sua storia del lesbismo, di cui solo alcuni stralci sono apparsi in alcune riviste femministe, è tutt’ora inedita.
Il suo archivio pare sia stato acquisito o sia in via di acquisizione dal comune di Santarcangelo.
Come molte attiviste femministe la incrociai in alcuni convegni ed ebbi poi modo di conoscerla un po’ meglio alla prima settimana lesbica di Bologna nel 1991. In seguito le feci avere un mio libro “Miss blues e altre poesie” del 1996 e con una certa sorpresa mi arrivò la sua recensione su quello che allora era il Bollettino del C.L.I. Mi colpì la sua profondità di lettura, ma qui vorrei ricordare la sua intensità e profondità umana, perché era donna coltissima, dall’apparenza severa, ma tenera nel dare pochi essenziali suggerimenti, su come vivere meglio il lutto sentimentale e su come districarsi nel dolore per il crogiolo in cui, in tante, ci dilaniavamo ancora, fatto di famiglie tristi e militanza radicale, di diversità condivisa nei gruppi femministi e di unicità come persone. La sua comprensione andava al di là della solidarietà, si faceva affetto.
Nei tanti tributi ufficiali non è menzionata la sua lotta per lesbiche e omosessuali. Una foto pubblicata sulla pagina Facebook della Casa Internazionale delle Donne di Roma, la ritrae con le compagne dello storico collettivo Pompeo Magno e poi di Vivere lesbica, quando il coraggio di dichiararsi era non solo una presa di coscienza, ma un atto di resistenza ed esistenza a fronte di una mentalità ottusa, nera, gretta, come di nuovo va riaffiorando ora.
Il suo ricordo, per questo, ci è necessario ed è anche un piccolo segno di amicizia per tutto quello che per noi, in quegli anni, l’amicizia significava.
Del resto è un’altra amica che mi scrive: “Stanno morendo, una dopo l’altra, persone che erano dei giganti”; e per la prima volta ci è dato capire che l’orfanità è qualcosa che tocca tutto il nostro essere, la nostra memoria e insieme la collettività andando oltre i soli legami di sangue.
Se il suo archivio, come pare, sarà salvato, auspichiamo possa essere consultato dalle giovani studiose perché col tempo riescano a recuperare i suoi scritti, la sua ricerca, tutto quanto Rina Macrelli ha lasciato in sospeso.
PASSAPAROLA:









Nadia Agustoni

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