Come fare fronte alle questioni, anche concrete, che devono affrontare le/i giovani in transizione? E i genitori come possono crescere? L’autore di questo manuale non prescrittivo è un docente universitario americano transgender da anni impegnato nel movimento Lgbtq.
Elvira Federici
Non è un piccolo segno che sia comparso in Italia un testo che rappresenta un manuale, una guida per professionisti e genitori a proposito di bambini – ah, l’italiano con il suo maschile universale! – e adolescenti transgender. E’ un segno importante per la cultura di questo Paese e, per quanto non si tratti di un testo nato e pensato a partire da esperienze e studi nazionali, rispetto al libro originale, pubblicato per W.W. Norton & Company (NY 2017), l’edizione italiana prevede un’appendice che fornisce riferimenti a risorse e legislazione in contesto italiano.
L’autore, professore al Department of Social Work and Latino Community Practice at the University of Saint Joseph in Hartford, Connecticut è un uomo transgender che lavora da decenni nelle comunità lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer. La frase che pone in calce ai ringraziamenti – “Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore: ma la più grande di esse è l’amore” [Corinzi, 13: 13] – dichiara l’attenzione, la cura, la dimensione relazionale profonda di una proposta che è ben lontana dal presentarsi come un prontuario, benché non trascuri nessuna delle questioni, anche concrete, in cui si imbattono le persone giovani in transizione e coloro che sono loro vicini, come insegnanti, operatori, genitori.
Il valore del testo sta nel nascere dall’interno dell’esperienza. In questo caso non è solo alle raccomandazioni di uno studioso esperto che ci affidiamo ma ad un sapere dell’esperienza, ad un pensiero radicato nel corpo e nella relazione, proposto con la delicatezza e la competenza di chi assiste un “venire al mondo”.
Le premesse dunque attengono a temi che, a ben vedere, sono cruciali nel pensiero delle donne e grazie al pensiero femminista, in tutte le sue varietà, articolazioni, divergenze, pone a tema il soggettivarsi nella libertà, nella differenza, nella relazione E forse solo grazie al pensiero ostinato del femminismo è potuto accadere quel cambio di visione che ha permesso di vedere altro e altri – i soggetti non previsti e cancellati dal neutro maschile/virile: donne, gay, lgbtq, transgender. Soggettività, emerse dal buio del misconoscimento dovuto allo schema patriarcale binaristico, a reclamare libertà, desiderio, relazione. Coerentemente con queste premesse, l’introduzione dell’autore è il racconto della sua confusa transizione: una bambina che si sente maschio, che da adolescente pensa di essere lesbica e solo dopo un profondo attraversamento del dolore – pensieri suicidi, esperienze con alcol, droghe – prende la via della transizione di genere. “Non era più tollerabile per me essere percepito (neretto mio) in un modo che non fosse compatibile con l’idea che avevo di me”. Ecco cosa accade: lo sguardo che ti vede come tu non sei, uno sguardo costruito sul binarismo sessuale ma del quale hai pur sempre bisogno perché “le nostre vite sono intrinsecamente relazionali” e relazionale è il nostro soggettivarsi.
Lavorare dunque su questo sguardo che benché possa persino essere innocente è a tal punto condizionato dal binarismo da non vedere, non riconoscere, non far sbocciare. Il manuale dunque si rivolge a quello sguardo, non lo separa da chi è guardato, ne fa un unicum relazionale in quanto fornisce indicazioni su come guardare e, insieme, come lasciarsi decostruire nella propria idea di maschile femminile dallo sguardo dell’altro. Di una comprensione più profonda infatti parla l’autore, più che di un aiuto.
Sono tanti i pregiudizi da rimuovere: che una persona di 4, 7, 11 anni non possa sapere già di essere trans gender; o che la famiglia, nell’intento di proteggere, forzi a nascondere parti di sé meno accettabili nel contesto. Eppure il compito di genitori e operatori, ci ricorda il libro – e in questo senso il testo è una guida epistemologicamente forte per misurarsi con la differenza – è lasciar sbocciare ciò che ciascuno è.
Le scuole, le famiglie hanno bisogno di imparare a sostenere efficacemente bambini e adolescenti transgender, per consentire ai genitori di accogliere l’evidenza e di stare dentro la diversità di genere senza precipitarsi forzatamente verso una transizione che sia intesa come un modo di rimettere a posto un disordine della natura. Quello che in prima battuta si presenta come un manuale è in realtà un libro che interpella ciascuno e ciascuna di noi, ricordandoci che l’ “espressione di genere” – il modo in cui manifestiamo al mondo la nostra identità: donna, uomo, entrambi, nessuno dei due – è diversa dall’identità sessuale o dall’orientamento sessuale; che esiste una vastissima gamma di scelte, comportamenti, attitudini in questo spettro ma che la cultura in cui siamo immersi tende a classificare, a stereotipare, categorizzare. Muoversi in questo universo richiede ascolto, attenzione a bambini, bambine, adolescenti in transizione, certo: ma anche alle trappole e alle semplificazioni in cui incorriamo noi stesse/i a proposito del binarismo di genere del patriarcato, che inchioda nei ruoli, patologizza le differenze quando si tratta invece “ di celebrare la diversità in tutte le sue forme”.
Elliah C. Nealy, Bambini e adolescenti trans gender. Coltivare orgoglio e gioia nelle famiglie in transizione.
Una guida per professionisti e genitori. Edizione Italiana a cura di Antonio Prunas, Fioriti Editore, Roma, 2018 , € 32,00
PASSAPAROLA: GRAZIE ♥
Elvira Federici
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