Nostalgia di politica

Silvia Neonato 12 ottobre 2018

“Amori comunisti” è il titolo del nuovo libro di Luciana Castellina. Appassionata storia di tre copie di militanti messi alla prova dalla resistenza ai nazisti, dal carcere e dalla clandestinità. Il poeta turco Nazim Hikmet e Munnever Andaç e i cretesi Arghirò Polichronaki e Arghirò Polichronaki. Poi due americani vittime del maccartismo, Sylvia e Robert Thompson. Vicende private e storiche si intrecciano in un volume che si legge tutto d’un fiato.

 

“Alla presentazione del mio libro vengono solo donne, agli uomini dell’amore non gliene frega nulla”. Ma come nel suo nuovo “Amori comunisti” parla di tre uomini, che ancorché a volte fedifraghi, amano con passione indomita le proprie compagne e ora dice che agli uomini dell’amore non importa? Luciana Castellina, intellettuale comunista radiata dal Pci nel ’69, fondatrice del Manifesto e tuttora impegnata in politica alla soglia dei 90 anni, si fa più seria: “I maschi si innamorano e patiscono le pene amorose, ma non socializzano, non ne parlano. Forse si vergognano, le vivono come una debolezza. Le donne al contrario esternano, sia sugli amori felici sia su quelli infelici. Sui quali si fanno giustamente consolare”.

“Amori comunisti” è un testo appassionante e dal ritmo incalzante, a metà tra la grande storia e le memorie private. Castellina, che si è molto documentata e che i personaggi di cui parla li ha però conosciuti, racconta la vita amorosa del fascinoso e coraggioso poeta turco Nazim Hikmet, che passò oltre 15 anni in galera per via delle proprie idee politiche. Tra i suoi amori, un posto importante va a Munnever Andaç che lei stessa ha incontrata a Istanbul nel 1960 quando il PCI la inviò a indagare dove erano finiti i militanti comunisti turchi perseguitati. Lì incontrò la giovane Munnever che da quasi 10 anni di fatto viveva agli arresti domiciliari con due bambini perché Hikmet era fuggito in Russia dove si era pure rifatto una vita con un’altra. Amarezza dignitosa e forza colpiscono la giovane militante italiana che solidarizza con lei e si interroga sul poeta, ormai malato, per la cui scarcerazione si erano mobilitati Sartre, De Beauvoir e tanti altri intellettuali nel mondo.

Ufficialmente Castellina era stata inviata in Turchia dal giornale Paese sera e racconta che trovò anche modo di fare sci nautico sul Bosforo con alcuni ufficiali americani della Nato incontrati in hotel. “Lo feci per non destare sospetti sulla mia missione, ma devo ammettere che fu stupendo”. Inviata di Paese sera Castellina lo era anche quando fu arrestata in Grecia nel ’67 durante il golpe dei colonnelli: e di Creta è la seconda coppia narrata. Lei è Arghirò Polichronaki, staffetta partigiana e guerrigliera nella guerra civile greca, fino alla fuga in Italia e poi in Russia con Nikos Kokovlìs, partigiano e poi leader del partito comunista greco. Insieme resistettero quasi 15 anni nascosti tra le alture di Creta, nelle grotte montane e in quelle marine, nutrendosi di bacche o assistiti da pastori e militanti che via via i regimi greci di destra incarceravano o uccidevano, fedeli alle idee comuniste fino dal tempo della resistenza ai nazisti. Ideali che verranno messi a dura prova negli anni Sessanta trascorsi in Urss ove finalmente si sposarono ed ebbero un figlio e una vita normale.  Poi finalmente rientrarono in Grecia e nel 2007 Arghirò, accompagnata da Castellina, tornò dai militanti comunisti e dai loro figli in Puglia, nelle case e nelle stalle dove nel ’62, avevano trafugati e curati i compagni arrivati nel buio su una barca di fortuna, prima di farli passare clandestinamente in Austria e da lì in Urss.

“Ogni presentazione del libro, finisce con una grande nostalgia del pubblico per quando la politica era passione e si mischiava così potentemente con l’amore. Nostalgia forse per queste vite tanto esemplari, difficili, coerenti. E ricche di senso“, spiega Castellina senza retorica.

Dalla caduta dell’Impero ottomano vissuta ha Hikmet giovane, l’autrice passa all’America del maccartismo dove incontriamo una militante comunista che si batte contro la segregazione nera, Sylvia Berman e il compagno da lei amato, Robert Thompson, eroe dell’esercito Usa nella seconda guerra mondiale, sindacalista comunista, incarcerato, perseguitato, vissuto povero in clandestinità come Sylvia del resto, cambiando nome, città e nascondiglio. Anche per loro la vita diverrà normale negli anni Sessanta, ma lui muore giovane anche in seguito alla sprangata in testa ricevuta in carcere da un fascista jugoslavo imprigionato in America.

Spiega Castellina: “Sono stata ospite a casa di Sylvia Berman a New York, in occasione dei convegni della sinistra americana che tuttora frequento. Abbiamo parlato di politica ma anche della sua vita sentimentale tra miseria, fughe, separazioni forzate, carcere. Noi sottovalutiamo il maccartismo, sembra abbia riguardato qualche artista di Hollywood e pochi altri. In realtà coinvolse migliaia di persone, decapitò il sindacalismo americano e durò fino e oltre la presidenza di John Kennedy. Ho raccontato la grande storia per chiarirne alcuni passaggi meno studiati, ma mi sono voluta soffermare anche sulle vite di persone che ho conosciuto bene e che ho tenuto nel cuore”.

Persone indimenticabili, qualunque sia il giudizio che possiamo avere sulle loro idee politiche.

(Luciana Castellina, Amori Comunisti, pp. 272, euro 16,00)

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Silvia Neonato

Silvia Neonato, giornalista, genovese, vive a Genova. Organizzatrice di eventi culturali, è socia della SIL, di cui è stata presidente nel biennio 2012-2013. Ha debuttato su il manifesto, ha diretto il magazine Blue Liguria ed è nella redazione di Leggendaria. Ha lavorato a Roma per molti anni, nella redazione del giornale dell’Udi Noi donne, a Rai2 (nella trasmissione tv Si dice donna) e Radio3 (a Ora D), per poi tornare a Genova, al Secolo XIX, dove ha anche diretto le pagine della cultura. Fa parte di Giulia, rete di giornaliste italiane. Ha partecipato con suoi scritti a diversi libri collettanei.

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