Lucianna Argentino poeta e scrittrice romana, organizzatrice di eventi di rassegne e di letture pubbliche, di presentazioni di libri e di blog poetici, propone una nuova raccolta di poesia Le stanze inquiete, già oggetto di attenzione in altri siti di poesia. Un libro particolare perché nasce da un esercizio di osservazione partecipata durante undici anni di lavoro in un supermarket come cassiera. L’autrice più volte cita Simone Weil, nella prefazione , come madrina letteraria e politica di questa operazione: l’arte è conoscenza. O meglio esplorazione. Il trionfo dell’arte è nel condurre ad altro da sé: alla vita in piena coscienza del patto che lega la mente al mondo. Un libro corale pieno della pienezza di ogni incontro, che diventa cammeo lirico, breve pagina dove incorniciare con le parole la fotografia, lo scatto, la registrazione percettiva e introspettiva che avviene attraverso l’impatto con un altro volto. Ogni flash diventa verso.
Mauro mi arriva
dall’altra sponda dell’Appia
nel riparare del tempo
verso un nuovo assetto
per la pausa colazione del mattino
il quarto d’ora perfetto
a parlare della vita e di come viverla…
Ogni testo è una presentazione di un passaggio al contrario, Lucianna Argentino, cassiera e poeta, seduta e ferma al suo posto di lavoro, di volta in volta, pigiando i tasti del conto e toccando gli articoli della spesa, ci narra delle persone che non avranno mai voce ma che le lasciano una frase, uno sguardo, l’indizio della loro umanità, spesso amara e disincantata oppure leggera e meravigliata.
Pina, un metro e cinquanta di acciacchi
mi dà monete dal calore buono
e un po’ rassegnato come il suo sguardo
velato di pianto…
Un libro sull’etica del lavoro e sulla vocazione letteraria come ricerca esistenziale di significato. In ogni “inquieta stanza”, Lucianna Argentino recupera con meticolosa pazienza e cura del dettaglio, con una benevolenza quasi religiosa, le cose minime che i clienti le portano. Ogni persona viene dipinta con brevi cenni, con tenerezza e rispetto. Lo stile essenziale e asciutto ricorda la prosa poetica di Carver e di tanta letteratura contemporanea, liberata dalle trappole metriche e da artifici formali.
Che Dio ti benedica, mi saluta Silvio.
Silvio che traccia croci
sui cofani impolverati delle automobili
o le disegna sulle banconote con cui paga
litri e litri di birra…
Quasi un diario di bordo, dove l’io narrante non esercita la sua prepotenza ma si fa da parte per fare spazio agli altri. Il supermarket diventa da non-luogo, da piazza anonima, da centro dello scambio economico, da sede eletta del bottino consumistico, un ponte tra due persone che vibrano e si guardano. Come scrive Simone Weil e come riporta l’autrice per una est- etica del lavoro, “l’attenzione creatrice consiste nel far realmente attenzione a ciò che non esiste”.
Sei piani e cinquecento passi
Tra me e questo armadietto di grigio metallo
Dove il camice attende il mio corpo
Per farsi anima e generare foglietti
In gestazione di parole nate per fame e per sazietà…
La donna poeta e lavoratrice partorisce se stessa e la sua opera, genera parole. Madre di parole e di senso. Rivela la sua cosmogonia simbolica che vuole risignificare il non/sense di un luogo, la cui anima è puramente commerciale. La memoria e il rischio della dimenticanza sono temi cardini di questa raccolta. La memoria come archivio personale privato ma politico, in quanto permette di sottolineare l’appartenenza, l’identificazione nell’altro, l’individuazione del sé nella comunità che transita silenziosa nei nostri scenari metropolitani.
Ore 11. Saracinesche abbassate,
radio spenta: tre minuti di sgomento, silenzio.
Fermi i carrelli, fermi i corpi, i pensieri,
incagliati gli sguardi sull’angolo acuto
che sfoltisce il tempo…
Un esercito di povera gente, mendicanti e barboni, di vecchie casalinghe affaticate, di bambine e di vecchi, gente che attraversa sudata o infreddolita secondo le stagioni in una città che si presenta inospitale, feroce e spietata e la poesia di Lucianna Argentino si pone come un registratore lirico di questo caleidoscopio umano .
Lucianna Argentino, Le stanze inquiete, La Vita Felice, Milano 2016
PASSAPAROLA:









Floriana Coppola

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