Il romanzo di esordio di Nadia Tarantini, autrice di numerosi saggi, si intitola Quando nascesti tu stella lucente ed è un testo di fantascienza. L’esistenza di una storia altra nel cielo e lontano nelle stelle è una questione che interessa e appassiona molti, in modi diversi. C’è chi lascia aperta la possibilità che, se si considerano tutte le galassie dell’universo, è pressoché impossibile credere che non esista la vita altrove, anche solo per un fatto logico e di mera statistica, e chi crede negli alieni con un fare ossessivo, a volte un po’ inquietante: sono i cosiddetti complottisti. Ovviamente la verità è lungi dall’essere accessibile, almeno per chi non ha un buon gancio nell’Aria 51.
Il libro di Tarantini si pone al di là di questa dicotomia e di tali quesiti irrisolvibili, come fanno, in effetti, i testi letterari di fantascienza che sanno situare a chilometri luce da noi le questioni che ci stanno più a cuore. Quando nascesti tu stella lucente non fa eccezione, proponendosi come una storia complessa e articolata, ricca di personagge e personaggi che si muovono in ambienti e con abiti che appartengono a mondi altri rispetto al nostro, senza mai smettere di raccontare una storia che come la più umana delle vicende ha al cuore le relazioni e il senso della morte.
Il testo di Tarantini, infatti, parte da una domanda mitica: che cosa saremmo disposte a perdere pur di accedere all’eternità? E, di conseguenza, che cosa deve rimanere integro affinché si possa parlare ancora di vita?
In gioco c’è certamente la questione del corpo e della sua performatività: il romanzo ci invita a riflettere su come il pensiero dominante contemporaneo ci induca a concepire il corpo come il nostro supremo bene, nel senso di oggetto di valore. A seconda della sua forza e del suo aspetto estetico il corpo conta ed è spendibile nella nostra società. Tarantini mostra bene nella trama, che magistralmente riesce a tenere salda per centinaia di pagine, come nella concezione corrente di che cosa sia e a che cosa serva il corpo, abbiamo rimosso che esso è l’unico vero luogo della nostra storia, che a differenza di altri posti in cui abitiamo e a cui restiamo indifferenti, esso sa risponderci. Soprattutto, il corpo ci permette di accedere alla categoria di esseri senzienti, quindi umani: cosa saremmo altrimenti?
Un’altra domanda fondamentale al cuore del romanzo, infatti, riguarda la possibilità di sentire e quindi di entrare in relazione. Se tutto potesse durare per sempre, a patto di non avere più emozioni, che cosa sceglieremmo? E soprattutto, non è forse l’assenza di empatia e l’incapacità di ricordare perché ci siamo amati che ci rende dei veri alieni?
Nadia Tarantini, Quando nascesti tu stella lucente, L’Iguana editrice, pp. 399, euro 17,00
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Laura Marzi

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