Un’adolescente in lotta

Maria Concetta Fontana, 08 gennaio 2019

Vivian è un’adolescente che vive in una cittadina del Texas, una ragazza tranquilla e con la testa sulle spalle, ma anche con una forte passione per i gruppi rock femministi degli anni ’90 trasmessale dalla madre. Quest’ultima, infatti, al contrario della figlia, è stata un’adolescente ribelle, insofferente alle regole, sempre pronta a lottare contro le ingiustizie, soprattutto quelle subite dalle ragazze, anche cantando a squarciagola i testi delle canzoni di band femminili appartenenti al gruppo delle Riot Grrrl.

Vivian, invece, benché non sopporti gli atteggiamenti di natura sessista presenti nella sua scuola, ha paura di esporsi direttamente e così non vi si oppone, se non lamentandosi con le amiche. Eppure prova una strana nostalgia per la vita passata della madre, come dimostra la sua ossessione per la scatola di scarpe in cui la donna conserva i suoi ricordi di giovinezza, foto e vecchie fanzine, oggetti in cui si rifugia ogniqualvolta si sente soffocare dall’ambiente arretrato della provincia in cui abita.

Comincia così Girl power, young adult scritto da Jennifer Mathieu, che si rivolge ad un pubblico di adolescenti e per tale ragione utilizza in parte una serie di cliché tipici del genere, ma riuscendo comunque a ben rappresentare una realtà sbagliata ma talmente radicata da risultare qualcosa di naturale e non il frutto di un’ingiustizia a cui si può opporsi. La scuola, infatti, costituisce un microcosmo che rispecchia una società maschilista più o meno strisciante, come lo era quella del primo romanzo di Mathieu, Tutta la verità su Alice, storia di una ragazza che viene emarginata a causa delle dicerie che alcuni ragazzi che la rendono vittima di “slut-shaming”, vale a dire colpevolizzano i suoi costumi sessuali, veri o presunti. Il libro ha vinto il Teen Choice Debut Author Award.

Finalmente un giorno stufa di tutto questo, dalle molestie subite per i corridori alle battute sessiste in classe, Vivian decide di ribellarsi dando vita a una fanzine che chiama GRRRinta. Creata utilizzando immagini di vecchi giornali e slogan femministi, distribuisce le copie nei bagni prima che comincino le lezioni, di nascosto e inizialmente molto incerta sul possibile successo della sua idea. Inaspettatamente si rende ben presto conto che anche altre compagne sono insofferenti a quell’ambiente scolastico ma, proprio come lei, hanno sempre avuto paura di combatterlo apertamente. Adesso invece grazie a GRRRinta sono spinte ad affrontare la situazione tutte insieme. Ciò dà ancora più coraggio anche a Vivian, che darà vita ad una serie di iniziative con l’obiettivo di denunciare le situazioni sgradevoli vissute dalle studentesse.

Importante è anche l’appoggio di un ragazzo che dimostra da subito la sua vicinanza al movimento delle ragazze GRRRintose e starà al loro fianco, appoggiandole incurante dei commenti.

I personaggi femminili restano i più interessanti di questo young adult, mentre i maschi, tranne qualche eccezione, sono poco indagati. L’intento didascalico spinge l’autrice, che è anche una giornalista e insegnante texana, a tracciare una linea troppo netta tra buoni e cattivi, ma il testo dimostra comunque una grande sensibilità per le adolescenti e i loro problemi, come già emerso nel suo libro d’esordio.

Il gruppo delle ragazze si rivela invece abbastanza eterogeneo: oltre alla protagonista, c’è l’amica di sempre che inizialmente non appoggia le iniziative lanciate da GRRRinta, convinta che non serviranno a nulla e un po’ scettica sulla stessa etichetta di femminista, mentre una nuova arrivata della scuola si dimostra da subito entusiasta della fanzine.

Altra personaggia interessante è quello della capo cheerleader, una studentessa giudiziosa e “secchiona”, il cui impeccabile comportamento però finisce per renderla complice dell’atmosfera sessista della scuola. Non a caso, dopo una delle iniziative organizzata dal gruppo delle GRRRintose, il preside affida proprio a lei il ruolo di invitare le compagne a ritornare ad essere delle signorine ammodo. Infine, è bella l’idea di far nascere questo movimento femminista studentesco a partire da vecchie riviste, così che, benché l’ambientazione sia contemporanea, gli strumenti di lotta principali sono carta e penna, niente internet o social media. Questa scelta sottolinea una certa continuità con i gruppi del passato, talvolta bistrattati e dimenticati, ma che invece possono offrire un’importante eredità per combattere i problemi che si credevano ormai superati.

Girl power è un libro adatto soprattutto alle ragazzine che si apprestano ad entrare nel mondo dell’adolescenza, perché con stile ironico e alternando i classici problemi da teenager, mette in guardia dall’accettare passivamente le situazioni spiacevoli. È un invito a prendere coraggio, senza paura di essere considerate antipatiche o esagerate se si osa lamentarsi. Fin da giovanissime occorre appropriarsi della propria voce e imparare a utilizzarla come un’arma con cui lottare e anche come scudo dai commenti malevoli che in un periodo di passaggio d’età tanto delicato possono far soffrire, spingendo a conformarsi al resto dei coetanei.

Jennifer Mathieu, Girl power, 300 p,. 18.00 euro, Mondadori 2018

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