Parola di sorelle

Loredana Magazzeni, 28 settembre 2017

Matisse – Le due sorelle

 

 

Nel 1993, la rivista Quaderni storici della casa editrice Il Mulino, a Bologna, pubblicò un numero, il n. 83, intitolato significativamente “Fratello/sorella”. Tra i nomi che componevano la direzione e tra i contributi interni apparivano quelli di Angiolina Arru, Giovanna Fiume, Carlo Ginzburg, Gianna Pomata, Marina D’Amelia, Didier Lett.

Gli storici avevano già individuato, sulla scia degli studi intrapresi dalla scuola francese delle Annales, l’importanza dei legami famigliari e della distinzione di genere nella scelta e nello sviluppo dei temi di ricerca. In letteratura l’attenzione agli stessi legami e ai ruoli di genere nella ricerca nasce in quegli anni ed è il dono prezioso della SIL, la Società Italiana delle Letterate, fondata nel 1995. Alla SIL sono legate sia la rivista Leggendaria sia la casa editrice Iacobelli, che ora pubblica questo splendido piccolo saggio di Marina Giovannelli, che mette a tema il nodo essenziale delle relazioni “sororali”.

Lo fa partendo da alcune autrici cruciali come Simone de Beauvoir, Jane Austen, Antonia S. Byatt, Emily Dickinson, Marina Cvetaeva, Wislawa Szymborska, Louisa May Alcott, Marcela Serrano, Angela Carter, Rosa Montero ed altre, e da autrici italiane che al tema delle sorelle hanno dedicato opere, come Fausta Cialente, Marisa Madieri, Dacia Maraini, Elena Ferrante, Lidia Ravera, Gabriella Musetti.

Le differenti sfumature di un rapporto sfaccettato e complesso, a volte contraddittorio e conflittuale, come spesso ogni rapporto d’amore fra donne, vengono analizzate alla luce di prospettive diverse: la prospettiva del mito, la prospettiva letteraria e comparatista, la prospettiva di realtà dell’esperienza personale e della poesia.

La radice mitica, a cui Giovannelli ci ha abituato con altri suoi libri, come i saggi Di monache e sirene (KappaVu, Udine, 2016), le poesie del poemetto Ishtar nella Città del Buio (Roma 2009, XVII Premio Donna e Poesia- il Paese delle Donne) e Fiabesca. Storie di donnole, galline, briganti e regine rivisitate (KappaVu, Udine, 2011), curato assieme al Gruppo di scrittura Anna Achmatova, con cui da anni prosegue il lavoro di ricerca, indaga tipi di sorelle come Elena e Clitemnestra, Arianna e Fedra, Procne e Filomela o sorelle che agiscono all’unisono, in modo indistinto e simbolico, come le Parche, le Arpie, le Erinni e le Eumenidi di cui conosciamo, più che le relazioni, gli effetti, poiché queste ultime agiscono infine “favorendo la conciliazione fra uomini e donne, a inaugurare un principio di giustizia riparativa innovativo e auspicabile”.

Indagando dentro e fuori l’opera di Shakespeare Re Lear, Giovannelli problematizza poi il rapporto ambivalente e incestuoso che è nel personaggio letterario del vecchio re, ma anche nella vita privata del grande commediografo che ebbe in Susanna, la figlia maggiore, e non nell’altra figlia Judith, il fantasma sempre presente di un rapporto d’amore privilegiato fra padre e figlia.

E a questo punto si apre, ma attraversa metodologicamente tutta l’impostazione del saggio, la prospettiva personale e dell’esperienza: qual è stata per me, si chiede la scrittrice, l’esperienza di avere una sorella, quali corde intime ha toccato, quali desideri e mete ha messo in moto la presenza di una sorella reale, in carne ed ossa, nella mia vita, come in quella di ciascuna di noi?

Il saper partire da sé rende i prodotti letterari più risonanti e carichi di senso: chi sono io che scrivo e perché nascondere la soggettività del ricercatore a favore di una presunta oggettività del testo? Se critica femminista esiste, non può esimersi da questo bagno di soggettività, che non vuol dire non scientificità del testo ma messa in chiaro della parzialità che lo muove e della prospettiva di carne e sangue che vi è spesso occultata, della sua infinita varietà e variazione, quante sono le vite da cui il testo scaturisce. Così, anche la bella postfazione di Helen Brunner, dal titolo Marmellata di uva fragola, si chiude con una riflessione importante sul senso della “variazione” che governa il nuovo modo di scrivere saggistica da parte delle donne: una variazione che esalta la diversità e ne fa marmellata dolce, cioè un prodotto rinnovato e spendibile con mutuo godimento, anche a partire dalla desolazione e dalla morte.

Marina Giovannelli, Variazioni sulle sorelle, Roma, Iacobellieditore, 2017, pp. 107, € 12,00

 

 

Marina Giovannelli, poeta e scrittrice, è nata e vive a Udine. Fa parte del Comitato friulano DARS (Donna Arte Ricerca Sperimentazione) collaborando con artiste e scrittrici nel lavoro di confronto fra i diversi linguaggi dell’arte. Conduce corsi di Scrittura creativa e ha fondato nel 2007 il Gruppo di Poesia Anna Achmatova.

 

 

 

 

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Loredana Magazzeni

Loredana Magazzeni vive a Bologna, si occupa di poesia, critica letteraria e storia dell’educazione delle donne. È Dottoressa di ricerca in Scienze pedagogiche, e ha pubblicato saggi e articoli sulla storia dell’educazione femminile, fra cui Operaie della penna. Donne, docenti e libri scolastici fra Ottocento e Novecento (Aracne, 2019). Ha co-curato antologie di poesia, da Cuore di preda. Poesie contro la violenza sulle donne (CFR, 2012), a Fil Rouge. Antologia di poesie sulle mestruazioni (CFR, 2016) con A. Barina; con F. Mormile, B. Porster e A.M. Robustelli Corporea. Il corpo nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese (Le Voci della Luna Poesia, 2009), La tesa fune rossa dell’amore. Madri e figlie nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese (La Vita Felice, 2015), Matrilineare, Madri e figlie nella poesia italiana dagli anni Sessanta ad oggi (La Vita Felice, 2018). Fa parte del Collettivo di traduzione WIT (Women in Translation), con cui ha pubblicato l’antologia Audre Lorde, D’amore e di lotta. Poesie scelte (Le Lettere, 2018). Con Seri Editore è uscita l’antologia delle sue poesie (1998-2023) Nella tempesta presente. È socia della SIL (Società italiana delle letterate).

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